Premessa
Gesù di Nazareth non visse “alienato” dal suo contesto storico ma con esso entrò in dialogo inserendosi come uomo, cittadino ed ebreo. Respirò la cultura ellenistica, crebbe nei valori della religiosità giudaica, entrò in continuità con la spiritualità veterotestamentaria, istituì una forma di discepolato sul modello delle scuole rabbiniche, subì la condanna a morte secondo il diritto penale romano allora vigente.
Gesù di Nazareth non si adagiò tuttavia sul letto delle istituzioni del suo tempo, emplicemente accettandole in quanto suo naturale habitat antropologico ma intervenne attivamente in esso in forza della sua missione messianica proponendo e a volte imponendo cambiamenti di habitus. Il suo insegnamento conobbe i toni pacati della persuasione ma anche la veemenza dell’imposizione. Accanto alla condivisione dei tempora e mores in cui visse manifestò la sua autorevolezza divina che richiedeva la conversione ed coraggio di “prendere il largo” verso nuovi mari. Prese gradualmente le distanze dal Giudaismo per fondare il Cristianesimo non più sulla base di un’osservanza legalistica ma su quella dell’amore. La nuova fede che introdusse superò l’immagine del Dio della Legge a favore del Dio che ama, perdona e salva. La sua Pasqua superò la pasqua antica e divenne la nostra pasqua inaugurando i nuovi ed eterni tempi messianici in cui la salvezza vagamente intuita nella rudimentale teologia dell’Antico Testamento divenne concretezza di un’escatologia realizzata dal “Dio-con-noi” e beata speranza dell’incontro eterno con il Dio-Trinità.
Ci lasceremo guidare da studiosi autorevoli che attraverso le loro ricerche ci mostreranno il volto umano del Gesù storico.
Le fonti archeologiche testimonieranno la localizzazione di svariate località di cui parlano i Vangeli ed in cui Gesù predicò e compì miracoli.
Le fonti giudaiche riporteranno alla luce scritti che rivelano l’esistenza “inquietante” di Gesù detto Cristo che lasciò tracce del suo passaggio storico negli apocrifi veterotestamentari e nell’apocalittica giudaica, nei reperti di Qumran e NagHammadi. Di lui parlarono gli antichi storici in particolare Giuseppe Flavio e a lui si riferirono alcune pagine dellaletteratura rabbinica.
Le fonti apocrife neotestamentarie pur non rientrando nel canone, potrebbero offrire utili dettagli storici a conferma del contesto descritto dai Vangeli canonici.
Allo stesso modo le fonti pagane riportano la risonanza religiosa e socio-politica degli avvenimenti cristiani.
Lo studio della letteratura ellenistica ci permette di analizzare i Vangeli come bi,oi ovvero come biografie di un personaggio secondo l’antica storiografia biografica.
Dall’analisi sociologica ellenistica del I secolo in Palestina emergono infine interessanti riferimenti che i Vangeli assunsero, elaborarono e su quella base produssero il nuovo impianto della sociologia del Cristianesimo primitivo.
Un breve approccio alla letteratura pagana latina ci farà infine osservare la risonanza laica romana degli avvenimenti riguardanti Gesù di Nazareth
G.Stanton afferma che “i vangeli sono documenti fondanti del cristianesimo e, quando finiscono sotto il microscopio degli studiosi, i credenti avvertono che la posta in gioco è alta. Contengono essi la verità storica del vangelo? Alla luce degli studi moderni, cosa veramente sappiamo della vita e dell’insegnamento di Gesù di Nazareth?”.1
Sarà il microscopio degli studiosi ad occupare i contenuti di questo capitolo e tentare di dare risposta alle domande di fondamento che interpellano la fede dei credenti e fanno alzare la “posta in gioco”.
1 STANTON G., La verità del vangelo, San Paolo, Cinisello B., 1998, p.13.
di Fabio Ferrario