Che lavoro faceva Gesù?
Tra i vari lavori artigianali allora presenti, vi era il carpentiere, una specie di tuttofare nel campo dell’edilizia, della falegnameria e della lavorazione dei metalli. Era una professione piuttosto rara in quel tempo e gli apprendisti dovevano sin da piccoli seguire il loro maestro, spesso loro padre, per apprendere la difficile competenza di quel mestiere.

Tra gli oneri del carpentiere vi era quello di procurare l’occorrente per la crocifissione, pratica molto diffusa nel primo secolo in Palestina. Secondo uno scritto apocrifo, Giuseppe avrebbe a sua insaputa, costruito la croce per il proprio figlio.

 

Che lingua parlava Gesù?

Gesù visse a contatto con tre culture differenti. Quella ebraica a cui apparteneva, quella greca che ormai era estesa in tutto l’Antico Vicino Oriente e quella romana dei dominatori in Palestina.

Riguardo alla cultura ebraica, possiamo ritenere che le lingue allora conosciute fossero due: l’ebraico, come lingua religiosa, usata per la lettura dei testi biblici e nella sinagoga e l’aramaico come lingua corrente che rimpiazzò l’ebraico al ritorno degli israeliti dall’esilio in Babilonia (538 a.C.).

In Palestina si parlava anche il greco a partire dalla sua diffusione ad opera di Alessandro Magno, nell’impero da lui conquistato. Non era il greco classico dei grandi autori ma era una sorta di dialetto, chiamato koiné.

I romani, infine, parlavano il latino, la loro lingua.

Gesù, pertanto, parlava l’aramaico e conosceva l’ebraico e il greco e forse aveva una conoscenza generica del latino.

 

Che moneta usava Gesù?

Vi erano due tipi di monete, più una terza, allora in uso. Le prime due riguardavano la cultura tipica dei palestinesi del primo secolo, ovvero le monete greche ed ebraiche, la terza, meno diffusa, era la moneta dei dominatori romani.

La moneta ebraica era coniata in sicli e lepton, fino ai talenti, una moneta “virtuale”, non coniata e corrispondente a 34 Kg di oro, un valore immenso in quel tempo. Era la moneta con cui veniva pagato il re di Israele: Erode riceveva 1050 talenti all’anno.

Il lepton era la moneta più piccola ed è l’obolo della vedova, nella parabola di Gesù, che getta nel tesoro del tempio tutto quanto possiede (Mc 12,41-44).

 

Come era la Palestina ai tempi di Gesù?

La Palestina era divisa in quattro province, tre nella parte occidentale del Giordano: Giudea, Samaria e Galilea ed una nella parte orientale, la Perea. La Giudea è la terra più presente nei Vangeli, con capitale Gerusalemme, centro religioso e politico del paese. A Nord della Giudea si estendeva la provincia di Samaria che, in seguito alle sue peculiarità storiche, era considerata in pratica come una nazione indipendente con differenze religiose rispetto alla Giudea.

A sua volta la Galilea era situata al nord della Samaria e già da allora era la regione più bella e fertile della Palestina, con i monti Hermon e Tabor, la pianura di Esdrelón ed il lago di Tiberiade.

Il contatto coi pagani era più frequente in Galilea che in Giudea, da questo nasce l’odio che gli abitanti della Giudea sentivano verso i galilei.

Alcune delle città più conosciute si situavano intorno al lago di Tiberiade, tra cui Tiberiade, Cafarnao, Magdala e Corazin, Nazaret. Betlemme invece è a 15 km a sud di Gerusalemme.

 

Quali vicende storiche della Palestina conosce Gesù?

Dopo la morte del re Salomone (931 a.C.) il territorio palestinese fu diviso in due regni: Israele a Nord, con capitale Samaria e Giuda a Sud, con capitale Gerusalemme. Questo portò ad un graduale indebolimento degli israeliti fino al crollo del regno del Nord, sotto l’Assiria (772 a.C.) e l’esilio in Babilonia del regno del Sud (587 a.C.). Durante questo esilio i sacerdoti deportati iniziarono a comporre, sotto ispirazione, buona parte delle opere letterarie del popolo d'Israele, fino a costituire l'origine dell’Antico Testamento. Durante l’occupazione di Gerusalemme i babilonesi distrussero il tempio, centro della cultura ebraica. Esso fu riedificato solo quando Ciro, re di Persia, conquistò Babilonia e permise agli esiliati di tornare in patria e ripristinare le loro tradizioni (538 a.C.). Successivamente, la Palestina fu conquistata da Alessandro Magno ed infine dai Romani (63 d.C.), anche questi ultimi distrussero il tempio di Gerusalemme (70 d.C.).

 

Che tipo di economia c’era al tempo di Gesù?

Il panorama economico della Palestina ai tempi di Gesù era ben poco lusinghiero. L’agricoltura, l’artigianato ed il commercio erano le tre grandi fonti di entrate. La ricchezza si concentrava innanzi tutto sulla città e intorno al tempio di Gerusalemme. Tre gruppi sociali costituivano l’impalcatura del paese: l’aristocrazia, formata dalla nobiltà e dai grandi proprietari terrieri; la classe media, composta da piccoli commercianti ed artigiani e un’enorme massa di poveri, sottomessi all’insicurezza ed alla precarietà del loro lavoro. Al margine di questi tre gruppi si trovavano mendicanti e poveri che al tempo di Gesù vagabondavano per tutta la regione. Alcuni studiosi hanno calcolato che in quel tempo il 5% della popolazione era costituita dall’aristocrazia che assorbiva il 95% del prodotto del paese, ed il restante 5% era per il 95% della popolazione rimanente, costituita in gran parte da pescatori, agricoltori e pastori.

 

Gesù pagava le tasse?

Come ogni cittadino, anche Gesù pagava le tasse. Ne è prova la risposta che Egli dà a Pietro, in seguito all’interpellanza degli esattori (Mt 17,24-27).

L’onere della tassazione era pesantemente sopportato dal popolo che era costretto a pagare doppio tributo al fisco romano e alla tassa del tempio. Entrambe le amministrazioni pretendevano la tassa pro-capite e la tassa sul terreno. I romani aggiungevano inoltre la tassa sul mercato, sul dazio, sugli accessi al porto, alle città e sui lavori pubblici. D’altro canto le tasse al tempio comprendevano anche il versamento per i sacrifici e i voti. Spesso questa pressione fiscale induceva la popolazione all’estremo impoverimento, fino alla vendita di se stessi come schiavi per sostenere il tributo.


di Fabio Ferrario