La cultura che incornicia la redazione e strutturazione narrativa dei Vangeli Canonici è costituita dalle istanze elleniste che caratterizzarono la formazione culturale degli evangelisti stessi. Ci occupiamo ora di paragonale i Vangeli alle opere narrative greco-romane a loro coeve attraverso il contributo di Richard Burridge.

 

Dopo avere esposto un’apprezzabile presentazione dei vari generi letterari e delle teorie narrative, R.Burridge conclude applicando ai Vangeli le idee esposte ed afferma tre implicazioni con sentenza apodittica. “I Vangeli non possono essere descritti come se il loro genere fosse unico”. Nessun autore di talento proporrebbe la propria opera in modo del tutto avulso dalle correnti letterarie conosciute.

“I Vangeli devono essere comparati con la letteratura a loro coeva”. Non regge la comparazione con gli attuali generi letterari biografici di taglio giornalistico, psicologico o sociale.

“La gamma discutibile di generi proposti negli ultimi anni ha origine dal mancato riconoscimento del genere specifico a cui i Vangeli già appartengono”. Generalmente catalogati come dramma essi sfuggono al proprio genere specifico in cui sono nati e in cui vano letti ed interpretati.1

 

1 Cfr. BURRIDGE R., What are the Gospels? A Comparsion with Graeco-Roman Biography, Cambridge,

University Press 1992, pp.53-54. La traduzione di questi ed altri passi citati che seguiranno è mia.

 

di Fabio Ferrario

 

IL GENERE “BIOS” NELLA LETTERATURA GRECO-ROMANA

La narrazione delle gesta di un eroe nella letteratura greco-romana, poteva oscillare nel suo stile tra la storia del personaggio in senso cronologico e l’encomio della sua persona. Secondo R.Burridge il genere bios si colloca a metà tra le due oscillazioni: traducibile con in nostro “vita” in senso biografico, esso considera la sequenza cronologica dei fatti ma poi parte dalla storia per tracciare il panegirico del protagonista. “Possiamo immaginare il bios come uno spettro o una banda letteraria posizionata tra la storia da un estremo e l’encomio dall’altro come segue:

 

Storia = ---------------------- = bios = ---------------------- = Encomio”.1

 

Il bios ha origine nel IV secolo a.C. e si distingue presto in due categorie: il genere plutarchiano che narra le gesta eroiche del protagonista e le sue implicazioni politiche. Il genere svetoniano che presenta il personaggio nella sua filosofia e sensibilità umanistica.

Il De Viris Illustribus di Cornelio Nipote costituisce nel I secolo a.C. il primo esempio di biografia classica scritta da chi è stato discepolo di un grande maestro. È un genere caratterizzato da una breve estensione e dalla presenza di un protagonista che occupa gran parte delle narrazione. È su questo stile che si presentano i Vangeli e come primo dato mostrano di non essere avulsi dalla sensibilità narrativa dei tempi in cui essi sono stati scritti e redatti.2

 

Il genere bios è riconoscibile dalla sua struttura interna, suddivisa in quattro passaggi. Le caratteristiche introduttivecostituite dal titolo e dal prologo, danno indicazioni al lettore sullo stile narrativo usato dall’autore. Il soggetto indica chi è il personaggio di cui si vuole parlare ed è determinante per il bios stesso. Le caratteristiche esterne indicano le modalità di presentazione del testo: la sua metrica e la sua la lunghezza. Infine le caratteristiche interne descrivono lo scenario storico e geografico in cui i fatti si collocano, nonché dicono le intenzioni dell’autore nella sua narrazione.3

R.Burridge analizza dieci esempi di bi,oi composti prima e dopo i Vangeli e per ciascuno di essi applica la griglia di analisi proposta e constata l’appartenenza ad un unico genere. I primi cinque bioi anteriori ai Vangeli sono Evagora di Isocrate (436-338 a.C.), Agesilao di Senofonte (428-354 a.C.), Euripide di Satiro (III secolo a.C.), De Viris Illustribus di Cornelio Nipote (I secolo a.C.), il Mosè di Filone d’Alessandria (30-25 a.C. – 45 d.C.). Altre cinque bioi posteriori ai Vangeli sono Agricola di Tacito (98 d.C.), Catone il Minore di Plutarco (45 – 120 d.C.), Vite dei Cesari di Gaio Tranquillo Svetonio (69 d.C.), Demonax di Luciano (120 – 180 d.C.), Apollonio di Tiana di Filostrato (170 – 250 d.C.).4

A conclusione R.Burridge sostiene che “esiste un modello riassuntivo o famiglia riunificativa di caratteristiche generali che identificano questo gruppo come il genere bios. Per appartenere a questa famiglia, un lavoro deve mostrare almeno le caratteristiche sufficienti come presentano questi lavori. Entro i limiti della diversità, allo stesso modo possiamo ora analizzare i Vangeli con la medesima griglia di analisi”.5

 

I Vangeli presentano esattamente le stesse caratteristiche e sono riportabili a questo genere letterario. Permangono ancora dubbi su questa paternità ma essi sono conseguenza delle poca considerazione dei recenti ritrovati della stessa ricerca storico-critica. Avvicinando i Vangeli come bi,oi è possibile riconoscere la loro appartenenza al genere anche se in modo differente tra i Sinottici ed il Quarto Vangelo.

 

1 BURRIDGE R., What are the Gospels? A Comparsion with Graeco-Roman Biography, p.65.

2 Cfr. ibid., pp.74-75.

3 Cfr. ibid., pp.111-127.

4 Cfr. ibid., pp.155-190.

5 Ibid., pp.189-190.

 

INFLUSSI DEL GENERE BIOS NEI VANGELI SINOTTICI

La griglia analizzata ci permette di riconoscere uno scritto ed identificarlo come bios.

Il passaggio seguente intende comparare i Vangeli con il genere analizzato e trovarne le corrispondenze applicando la stessa griglia.

 

Circa le caratteristiche introduttive troviamo la corrispondenza con il bios già nel titolo dell’opera, presente sin dai primi secoli: euanghelion kata (vangelo secondo)… Due elementi di corrispondenza emergono: il Vangelo inteso come “novella” ed il nome dell’autore. Anche se la chiesa primitiva può avere introdotto nomi di autori con il principio della pseudoepigrafia, rimane certa la sua intenzione di catalogare i Vangeli sotto un unico tipo con la preposizione kata. “Sia che i titoli siano originali o meno, essi possono suggerire che la Chiesa Primitiva raggruppò insieme i Vangeli in un tipo ma che non indica ancora il genere”.1 Spetta al sostantivo euanghelion dire il genere specifico a cui quel gruppo appartiene.

Mentre poi Matteo e Marco introducono nelle note di apertura direttamente il nome del protagonista, Luca lo farà subito dopo una breve presentazione formale. Notiamo quindi che per quanto i titoli dei Vangeli presentino questioni complesse, “essi suggeriscono che i libri furono scritti come un unico gruppo letterario, possibilmente con una connessione al bios”.2

 

Il soggetto è identificato nel personaggio chiave e tutto il racconto ruota attorno a lui fino al culmine particolarmente sottolineato degli ultimi eventi della vita di Gesù. Questo ha causato alcune perplessità nel ritenere i Vangeli appartenenti al bi,oj in quanto la carenza di dati dei primi trent’anni della vita di Gesù indebolisce la loro valenza biografica. Tuttavia se analizzassimo le biografie greco-romane già citate noteremmo che si dice ben poco dei primi trenta o quaranta anni di vita dell’eroe e la sottolineatura anche enfatica degli ultimi giorni della sua vita con descrizione dettagliata della sua morte, illumina tutto il senso della sua vicenda storica e della stessa sua biografia. “Questo significa che la concentrazione degli evangelisti sulla passione e morte di Gesù non può essere usata come argomento di contrarietà al ritenere i vangeli dei bi,oi”.3

La forte tendenza biografica dei Vangeli si nota anche dal fatto che il personaggio principale occupa la percentuale più alta di soggetto associato ad un verbo, quindi che compie l’azione.

 

Le caratteristiche esterne dei Vangeli denotano l’opera come una prosa narrativa continuativa e sequenziale con progressive inserzioni tematiche. È un ulteriore accostamento possibile al bios che come i Vangeli narra le vicende storiche e aneddotiche del personaggio integrando la descrizione con i suoi detti e discorsi.

Come il bios fa riferimento a fonti esterne utilizzate per la sua composizione, così anche i Vangeli usano lo stesso stile. È significativo in merito il prologo lucano: “Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch`io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”.4 Anche lo stesso apparato critico rende i Vangeli come un bios nel congruo uso di titoli, note esterne ed interne.

Le biografie moderne fanno molto riferimento al dato psicologico del protagonista ma lo stile biografico e narrativo di allora non aveva questa impostazione e si riferiva sostanzialmente ai fatti e detti dell’eroe. Analizzando all’interno dei Vangeli le modalità di rappresentazione, la loro lunghezza media, la struttura, la stratificazione di materiali redazionali, le unità letterarie e l’uso delle fonti notiamo che “non tutte queste caratteristiche generali si riflettono esattamente nel bios ma la loro combinazione complessiva riflette le stesse famiglie di somiglianza come abbiamo visto considerando lo studio deibioi greco-romani.”5

 

Il contesto geografico ha come scenario la Galilea, la Palestina in genere e le sue città, il forte riferimento a Gerusalemme, la particolarità del Getzemani e lo sfondo religioso del tempio.

Il quadro storico è la situazione politica medio-orientale del I secolo d.C. ed è in merito emblematico il contesto narrato da Luca quando introduce i fatti di cui parlerà con la cornice “Nell`anno decimoquinto dell`impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell`Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell`Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto”.6

La contestualizzazione geografica e storica dà le caratteristiche interne dei Vangeli allo stesso modo in cui vengono proposte dal bios. La forte sottolineatura dell’ambiente umano accomuna i Vangeli ai bi,oi nella presentazione degli antenati del personaggio, nella descrizione della sua infanzia ed istruzione ricevuta, l’elogio delle sue virtù, il racconto della sua morte e le conseguenze che essa ebbe.

Tutto questo mette in luce le intenzioni narrative dell’autore che non vuole dare la fotografia del personaggio ma un suo ritratto. Non ha intenzione di tramandare un’immagine statica dell’eroe ma la affida alla dinamicità ermeneutica del lettore che si trova davanti un ritratto da arricchire ulteriormente con il personale contributo interpretativo. L’evangelista ci consegna il ritratto di Gesù attraverso la tonalità encomiastica del suo scritto, con l’intenzione paradigmatica nel presentarci Gesù di Nazareth, con i dati informativi sulla sua vita e in un quadro assiologico dei suoi insegnamenti.

Se da un lato i Vangeli come i bioi hanno la finalità encomiastica nei confronti del personaggio, dall’altro narrano le sue gesta storiche con intenzioni paradigmatiche, forniscono i dati della sua vita per uno scopo informativo e usano l’impianto letterario con finalità didattiche ed apologetiche.7

 

1 Ibid., p.192.

2 Ibid., p.193.

3 Ibid., p.199.

4 Lc 1,1-4.

5 Ibid., p.206.

6 Lc 3,1-2.

7 Cfr. BURRIDGE R., What are the Gospels? A Comparsion with Graeco-Roman Biography, pp.206-217.

 

INFLUSSI DEL GENERE BIOS NEL QUARTO VANGELO

Anche il Quarto Vangelo porta il titolo katà Ioannen (secondo Giovanni) che identifica l’autore e fornisce già all’inizio del Prologo lo pseudonimo del protagonista chiamandolo logos, poco più avanti arriverà a definirlo con il suo nome proprio di Gesù Cristo.1

Questo modi di fornire il nome del protagonista al termine del prologo è ritrovabile nelle caratteristiche introduttive deibioi.2 È vistoso l’interesse per l’attività di Gesù la cui narrazione costituisce l’ossatura dell’opera e permette di comunicare gli insegnamenti stessi del Personaggio. L’ampio spazio dedicato alla passione e morte equivale a circa un terzo di tutta l’opera ed è la stessa distribuzione ritrovabile nei bioi.

 

Il Quarto Vangelo è generalmente considerato come poco attento alla persona di Gesù quanto alle proposizioni teologiche a lui collegate. Analizzando il soggetto di quest’opera notiamo tuttavia che oltre un quinto dei verbi hanno Gesù stesso come colui che compie l’azione, inoltre, più di un terzo dei verbi esprime insegnamenti o discorsi messi sulla bocca di Gesù e circa un decimo di essi sono usati da Gesù stesso in modo autoreferenziale. Possiamo dedurre che “il Quarto Vangelo occupa una posizione intermedia tra Marco e Matteo-Luca: nonostante le varie suggestioni tipiche di Giovanni ed il suo vario materiale discorsivo, egli mette sulle labbra di Gesù meno insegnamenti rispetto a Matteo e Luca ed esalta maggiormente la narrazione su Gesù”.3

Dallo studio del soggetto, dall’analisi verbale e dalla percentuale di versetti cha parlano di Gesù, possiamo concludere che “il Quarto Vangelo mostra risultati molto simili a quelle caratteristiche generiche già evidenziate nei vangeli sinottici e neibioi greco-romani”.4

 

La prosa narrativa continua con inserzioni di discorsi rende le caratteristiche esterne dei Vangeli come quelle dei bioi che allo stesso modo strutturano la biografia su unità maggiori costituite da storie, dialoghi e discorsi.

Possiamo paragonare il Quarto Vangelo ad un bios di tipo svetoniano in quanto le caratteristiche di Gesù descrivono il personaggio come un grande filosofo e maestro i cui insegnamenti sono visti all’interno di una scuola di discepoli. Viene presentato come innovatore con brillanti idee che il bi,oj “Quarto Vangelo” intende evidenziare.

Lo stesso ordine cronologico e geografico suddivide il Quarto Vangelo in due sezioni più un’appendice. La prima dai capitoli 1 a 11 è la sezione dei segni, la seconda dai capitoli 12 a 20 presenta la passione, morte e risurrezione, infine il capitolo 21 è un’appendice che riporta le apparizioni. In questa ripartizione sono inseriti discorsi e materiali tematici com’è usanza tipica anche nei bioi.5

 

Le caratteristiche interne danno come sfondo geografico la Galilea, la Samaria e la Giudea e come per i bioi la concentrazione narrativa rimane su Gesù con riferimento ai suoi antenati con passaggi che vanno dal leggendario al divino. I sette grandi miracoli presentati nel Quarto Vangelo esprimono le virtù del Personaggio presentandole non come valori astratti ma deducendole dalle mirabilia operate.

Gli ultimi atti della vita di Gesù, l’arresto, il processo, la morte, la resurrezione e le apparizioni, occupano circa un sesto del Vangelo ed è una caratteristica già osservata per i Sinottici. Un’interessante comparazione può esserci tra il processo a Gesù e quello fatto a Socrate o Apollonio in particolare per lo stile del discorso di addio tipico dei bioi.6

Infine si osserva in filigrana il pensiero dualista del Quarto Vangelo e diffuso nella koinè (comunità) che permette la sintesi tra divinità ed umanità di Gesù come il personaggio del bios che assume nella sua umanità caratteristiche divine.

 

1 Cfr. Gv 1,1.17

2 Lo stesso escamotage viene usato da TACITO nel prologo dell’Agricola.

3 BURRIDGE R., What are the Gospels? A Comparsion with Graeco-Roman Biography, p.223.

4 Ibid., p.225.

5 Cfr. ibid., pp.225-230.

6 Cfr. ibid., p.232.