È di fondamentale importanza la conoscenza dell'ambiente storico-culturale palestinese del primo secolo, per potere avvicinare la figura di Gesù di Nazareth ed accreditare storicamente la fonte "Vangelo". È la tappa raggiunta dalla ricerca storica contemporanea, nel tentativo di elaborare un nuovo volto di Gesù di Nazareth, irriducibile al solo approccio storico-positivista o alla mera speculazione teologica.

 

Di Fabio Ferrario

 

La ricerca storica nell’insegnamento della Chiesa

Il Concilio di Trento con il Decreto sul Simbolo di Fede afferma il diritto esclusivo della Chiesa di poter dare il senso esatto alle Scritture, nonché la loro “ortodossa” interpretazione. Questo in base alla consegna della stessa Bibbia alla Chiesa, quale custode delle verità di fede contenute nella Scrittura che ha Dio per autore. Il Concilio non nega l’approccio scientifico alla Bibbia, ma lo rimanda all’ultima istanza del giudizio magisteriale.

Il successivo Concilio Vaticano I e la crisi modernista portano varie espressioni magisteriali circa la delicata questione. Ne sono prova i contenuti della Dei Filius, del decreto Lamentabili, della Providentissimus Deus e del sensibile pontificato di Leone XIII. Emerge non più la sola parola di condanna contro tutto ciò che non è “ortodosso” ma, unitamente alla cautele antimomderniste, si osservano espressioni di incoraggiamento agli studiosi, fino alla fondazione di due istituzioni quali ilPontificio Istituto Biblico e la Pontificia Commissione Biblica.

Gli insegnamenti che dalla Divino Affilante Spiritu arrivano al pontificato di Giovanni Paolo II, passano per il Concilio Vaticano II, in particolare dalla Dei Verbum, ed arrivano a concludere che Magistero, Bibbia, approccio storico-ermeneutico ai Sacri Testi e Tradizione sono i mezzi di cui la rivelazione di Dio continua a servirsi. Gli studiosi di questi ambiti sono pertanto chiamati alla serena collaborazione, superando le rivalità metodologiche e gli antagonismi disciplinari.

Gli ultimi pronunciamenti magisteriali a riguardo, rimarcano le stesse posizioni e indicano un significativo bilancio scientifico con nuovi suggerimenti di metodo. Questi sono contenuti nel La Verità Storica dei Vangeli del 1964 e nel L’interpretazionedella Bibbia nella Chiesa del 1993.

 

Il cammino della ricerca storica

Il travagliato cammino plurisecolare tra gli elementi del trinomio ricerca storica, magistero e teologia, attraversa tre tappe definite con Old Quest, New Quest e Third Quest.

La Old Quest vede il 1778 come l’anno di inaugurazione del cammino, quando G.E. Lessing pubblicava il “settimo frammento” di Herman Samuel Reimarus dal titolo “Sullo scopo di Gesù e dei suoi discepoli”. Dall’altro estremo, l’arco si chiude con la teologia kerigmatica elaborata da Rudolf Bultmann.

Tra i due estremi abbiamo il contributo della Leben Jesu Forshung e lo studio di Albert Schweitzer e Martin Kähler.

La “prima ricerca” ebbe il grande merito di avere recuperato l’istanza storica di Gesù di Nazareth, attraverso la metodologia della Formgeschichte (storia della forma) e della Redactiongeschichte (storia della redazione) che ci permettono di risalire al Sitz im Leben, ovvero al contesto storico in cui visse Gesù. Sarà l’intervento di R. Bultmann, del primo Novecento, a mettere in crisi i risultati ottenuti ma anche a segnare il passo della ricerca storica. La riflessione che Bultmann elabora sarà chiamata teologia kerigmatica in quanto avrà come riferimento il solo “Cristo della fede”, elaborato dal kerigma (predicazione) della comunità primitiva. A suo parere infatti “noi non possiamo sapere più nulla della vita e della personalità di Gesù, poiché le fonti cristiane non si sono interessate al riguardo se non in modo frammentario e con taglio leggendario, e perché non esistono altre fonti su Gesù. Ciò che è stato scritto da circa un secolo e mezzo sulla vita di Gesù, sulla sua personalità e sulla sua evoluzione interiore, ecc., è frutto di fantasia e materiale da romanzo in quanto non sono ricerche critiche”.1

La New Quest è inaugurata dai discepoli di Bultmann, dobbiamo a loro il recupero del Gesù storico a partire dallo stessokerigma. Se la Nuova Ricerca può vantare da un lato il recupero della continuità tra storia e fede nell’interpretazione della vicenda di Gesù Cristo, d’altro lato mostra il limite di evidenziare un presunto contrasto tra Gesù ed il Giudaismo. La stessa cernita delle fonti da utilizzare è stata il più delle volte dettata da criteri teologici speculativi più che dal congruo criterio di valutazione di autenticità storica.

La partenza per il recupero del Gesù storico restava sempre la teologia kerigmatica, nelle cui maglie restò imbrigliata laNew Quest, fino a seppellirsi nella vistosa contraddizione tra l’intenzione apprezzabile di recuperare la storia di Gesù e l’affidamento di essa esclusivamente all’annuncio elaborato dalla comunità primitiva. Su questa base la New Quest non giunse alla continuità storica tra Gesù e il Giudaismo, come voleva proporsi, ma ne evidenziò le cesure, fino a rischiare l’anacronismo dello stesso personaggio Gesù di Nazareth rispetto all’ambiente giudaico-ellenista.

Il tramonto della New Quest portò la ricerca storica, nella prima metà degli anni “70, ad una percezione di deriva. La pista intuita per superare l’impasse portava alla relazione storica tra Gesù ed il Giudaismo, fino a riconoscere ai Vangeli la fondatezza intuitiva : “Il problema critico che sta al centro della ricerca è sempre il rapporto di Gesù col mondo giudaico, oltre alla natura delle fonti storiche in nostro possesso, praticamente i vangeli canonici”.2 Questa fu la sfida raccolta dallaThird Quest.

Dobbiamo alla “Terza Ricerca” il recupero dell’ambiente giudaico coevo a Gesù di Nazareth. Questo comporta un ribaltamento delle ottiche di partenza in cui non più la teologia costituisce il filtro analitico per la ricerca ma la storia stessa.

Di conseguenza l’analisi degli ipsissima verba (stessissime precise parole) e ipsissima facta (stessissimi precisi fatti) di Gesù che le precedenti Quests si proponevano di raggiungere, non sono avvicinati al fine di rilevarne la singola autenticità ma sono visti nel quadro più ampio del Giudaismo dei I secolo in Palestina ove essi si verificarono.

La fonte più completa di dati a riguardo sono i Vangeli canonici. Ne viene studiata l’attendibilità storica come fonti autonome e la conseguente possibilità di ricostruire l’immagine pubblica di Gesù a partire da essi. Questo in dialogo con altre discipline, in particolare le scienze umane, che contribuiscono a confermare l’autenticità storica dei Vangeli.


1 BULTMANN R., Gesù, a.c. MANCINI I. (GdT,155), Queriniana, Brescia 19843, p.103.

2 SEGALLA G., La Verità Storica dei Vangeli e la "Terza Ricerca" su Gesù, in "Lateranum" 61 (1995), p.209.

 

Il dialogo tra il Gesù storico ed il suo ambiente

La Third Quest si propone essenzialmente due scopi: la ricerca del dialogo di Gesù con il “suo” Giudaismo e lo studio dei Vangeli canonici come fonti storiche attendibili, da analizzare quindi con i criteri scientifici di cui dispone la moderna storiografia.

L’attendibilità alle “fonti” Vangeli viene riconosciuta, dagli autori della Third Quest, attraverso il ricorso alle fonti archeologicheche permettono di individuare svariate località di cui parlano i Vangeli ed in cui Gesù predicò e compì miracoli.

L’accostamento alle fonti giudaiche permette il rinvenimento di scritti che rivelano l’esistenza “inquietante” di Gesù detto Cristo, che lasciò tracce del suo passaggio storico negli apocrifi veterotestamentari, in particolare di genere apocalittico edescatologico, nonché nei reperti di Qumran e Nag Hammadi.

Le fonti apocrife neotestamentarie, pur non rientrando nel canone, offrono utili dettagli storici a conferma del contesto descritto dai Vangeli canonici, in particolare il Vangelo di Pietro, il Vangelo di Egerton, il Vangelo di Tommaso e il VangeloSegreto di Marco.

Gli studiosi della letteratura ellenistica rileggono i Vangeli come bìoi, ovvero come biografie di un personaggio scritte secondo l’antica storiografia biografica. E’ suggestivo il parallelo stilistico tra il genere vangelo e la letteratura biografica greco-romana. Il genere bios mostra i suoi influssi sia nei racconti sinottici, sia nel quarto vangelo.

Dall’analisi sociologica ellenistica del I secolo in Palestina, emergono alcuni elementi del comportamento sociale proposti dalle filosofie dei tempi di Gesù e che i Vangeli riportano: il radicalismo itinerante, lo sradicamento sociale, il riferimento al tempio, la rinuncia alla violenza in favore dell’amore al nemico.

L’approccio alla letteratura pagana latina permette di osservare la risonanza laica romana degli avvenimenti riguardanti Gesù di Nazareth. Di rilevante importanza sono le testimonianze di Tacito, Caio Tranquillo Svetonio, Plinio il Giovane e Luciano diSamosata.

 

Bilancio

L’accostamento alle varie fonti, attraverso l’analisi di autorevoli studiosi porta a concludere che Gesù di Nazareth non visse “alienato” dal suo contesto storico ma con esso entrò in dialogo inserendosi come uomo, cittadino ed ebreo. Respirò la cultura ellenistica, crebbe nei valori della religiosità giudaica, entrò in continuità con la spiritualità veterotestamentaria, istituì una forma di discepolato sul modello delle scuole rabbiniche, subì la condanna a morte secondo il diritto penale romano allora vigente.

Il raccordo tra il lavoro dei vari autori della Third Quest sembra concordare sostanzialmente su due elementi complementari.

Un primo elemento è dato dal principio dell’incarnazione che esige come suo requisito essenziale l’inculturazione ed ildialogo di accettazione nella realtà destinataria. È l’atteggiamento che operò Gesù di Nazareth nei confronti dei destinatari del suo annuncio. Nacque nella loro terra, crebbe in “età, sapienza e grazia” (Lc 2,52) nel nucleo famigliare di due pii israeliti, si formò alla scuola della cultura giudaica e pregò JHWH secondo i canoni dell’ortodossia ebraica. La sua cultura di rilievo lo portò a formare una scuola di spiritualità, sullo stile dei vari rabbi del suo tempo.

D’altro canto, il secondo elemento, costituito dall’originalità di Gesù Cristo che progressivamente operò il distacco dall’Antica Legge fino al suo completo superamento: sfidò le autorità religiose del Tempio, introdusse una nuova interpretazione delle Scritture, corresse l’impostazione sociale israelitica, sostituì il Dio dell’amore al Dio della legge, accettò la sua morte salvifica e risorgendo schiuse agli uomini la pienezza del Regno di Dio.