GIOVANI DI FRONTE A CRISTO. TESTIMONIANZE
Annette, 21 anni.
’Alla fine mi ero buttata sulla morfina e sull’oppio. Mia madre e i miei insegnanti conoscevano la mia situazione e mi volevano aiutare, ma dentro di me li deridevo. Stimavo soltanto le persone
che avevano una qualche esperienza della droga. Vivevo in una Comune, con gente che smerciava stupefacenti e avevo cominciato anch’io a vendere LSD. La polizia mi fermò parecchie volte. Ero
disperata e non vedevo alcuna via d’uscita Tentai tre volte di uccidermi. Mio padre mi portò ad Hannover dove fui sottoposta per sei mesi ad una cura psicoterapeutica. Ma senza nessun
risultato.
Volevo una sola cosa: tornare a Berlino e vivere di droga. Vivevo in un mondo irreale, cominciai a sentirmi perseguitata.
A Berlino tutto incominciò come prima. Tornai a drogarmi, a vivere con altri spacciatori. Finii davanti a un tribunale. Poi arrivò un giorno di gennaio quando dalla disperazione più nera
cominciai a urlare il nome di Dio, un Dio nel quale non avevo mai creduto. Implorai il suo aiuto, volevo andare da Lui. La sera di quel giorno qualcuno mi portò a Nollendorfplatz, dove mi
convertii e Dio mi trasformò.
Mi trovai così libera e felice.
Ora ho trovato ciò che cercavo: amore senza fine e senza limiti.
W. LOIEWSKI, Jesus People, Ed. Paoline
- Gerd, 18 anni: invece della rivoltella, Gesù
Ho sette fratelli. Mio padre beve e la situazione in famiglia non è certo delle migliori. Tutti questi problemi non mi permisero di continuare il mio lavoro. Cominciai a vivere fuori casa. Prima
mi ubriacavo, poi cominciai a fumare, e alla fine a farmi iniezioni. Era un modo per dimenticare le mie difficoltà. Finii dentro quattro volte, per violazione di domicilio. Rimasi un mese e mezzo
in prigione a Düsseldorf. Tornato a Berlino, cercai di mettermi su una buona strada.
Lavoravo in un gruppo giovanile di ispirazione religiosa, ma non mi sentivo felice. Il mio passato mi seguiva sempre. A casa ero considerato un delinquente, nel gruppo mi si credeva un mezzo
spostato. Senza volerlo, cominciai di nuovo a fumare, qualche volta a prendere acido. Odiavo i miei amici, odiavo il Pastore, non trovavo da nessuna parte amore e comprensione: solo parole vuote.
Ero psichicamente distrutto.
Buttai giù dieci pasticche in una sola volta e rimasi per terra su una strada per tre giorni. Tutti mi voltarono le spalle, non avevo più nemmeno le loro vuote parole. Mi avevano detto che
bisognava tornare lì dove era cominciato tutto. Tornai a casa perché lì erano cominciati tutti i miei problemi. Volevo solo dimostrare che ero diverso da come pensavano, ma ben presto sentii di
dover buttare tutto a mare. Se avessi avuto in mano una pistola mi sarei sparato, invece trovai un amico che mi parlò di Gesù.
Pensai che fosse un matto. Le mie esperienze con la Chiesa e tutto il resto non erano state certo piacevoli. Eppure trovavo un certo fascino in quel che Peter mi raccontava. Anche lui era così
diverso! Non fumava più, e dal suo volto, da tutta la sua persona, traspariva qualcosa di più che semplice interessamento. Andai con lui ad una funzione a Nollendorfplatz e per la prima volta
avvertii cosa è l’amore. Cristo mi apparve come l’unica persona che potesse capirmi e aiutarmi. Tutta la mia vita cambiò. Smisi di fumare, di bere, di drogarmi.
I problemi familiari non mi pesavano più. Sapevo che a casa c’era bisogno di me. Ora ho la forza di sopportare tutto, cerco di dare ai miei genitori e ai fratelli l’amore che a me è mancato per
tanto tempo, l’amore che mi ha regalato Cristo.
W. LOIEWSKI, Jesus People, Ed. Paoline
- Se fosse vero
Dopo una di queste passeggiate, tornai a casa e mi misi a rileggere, per la prima volta dopo molti anni, il Vangelo secondo Marco. Nel seguire il sublime racconto, non smettevo di sussurrare a me
stesso: “Se fosse vero! Se fosse vero!”.
Mi resi conto, all’improvviso, di non aver fatto nessun tentativo serio per scoprire se fosse vero. Avevo basato il mio convincimento su di una presunzione facile e volgare, la presunzione che i
miracoli non accadono. Decisi all’istante di compiere qualche imparziale ricerca teologica. Andai a Londra e ne tornai con una valigia piena di libri. I mesi che seguirono furono tra i più
appassionanti che abbia mai trascorso: perché si trattò di una vera caccia attraverso la storia, il cui premio finale era la fede.
Non intendo dilungarmi sulle prove storiche a favore del Cristianesimo. Tuttavia su di una cosa insisto con tutte le mie forze. Se qualcuno dei miei lettori è tra coloro che ritengono la
spiegazione cristiana dei fatti “impossibile”, contraria alla natura e del tutto incompatibile con le «idee illuminate»; se, in poche parole, la crede soltanto una bella leggenda, lo scongiuro
nel suo stesso vitale interesse di esaminare quei fatti con imparzialità e freddezza, come se facesse parte di una giuria’.
B. NICHOLS, scrittore inglese moderno, All I could never be
- Anche Cesare Pavese, al chiudersi del 1943, decide di fuggire. Ora mentre tutto un mondo crolla sotto le bombe delle ’fortezze volanti’, e sulle colline attorno a lui si accendono
battaglie, Pavese entra nel santuario di Crea, si sofferma a lungo a pensare. Legge i Vangeli, discute con i monaci del santuario.
Al termine del 1944 annota sul diario: ’Annata strana, ricca. Cominciata e finita con Dio. Potrebbe essere la più importante che hai vissuto. Se perseveri in Dio, certo’.
- Giovanna, 19 anni
’A 15 anni ho reagito al mio ambiente religioso tradizionale, con un atteggiamento di disinteresse e apatia, fino a quando incontrai dei giovani che mi colpirono per la loro vita particolare.
Leggevano spesso il Vangelo e poi cercavano di viverlo nella giornata. Per me il Vangelo era una delle tante tradizioni religiose un ricordo di ciò che aveva fatto Gesù. Iniziai anch’io a vedere
con animo diverso questo libro e mi accorsi che ogni parola scritta lì era qualcosa di nuovo e che la capivo molto di più quando cercavo di realizzarla con la vita.
Una frase che mi affascinava ogni volta che la leggevo era: “Che tutti siano uno”, ma mi colpiva perché questo era l’ideale per cui vivevano quei giovani: fare di tutti gli uomini una sola
famiglia’
- Jesus, Decca: ’Gesù, torna fra noi’ DC, 25472 ST
Gesù! Gesù non vuoi ritornare fra noi?
Fra noi, quaggiù sulla terra?
Gesù, Gesù, torna da noi!
Vieni per quelli che fumano la marijuana
e per quelli che parlano, parlano, parlano.
Vieni dagli uomini
sempre tuttora ostinati a credere
che il mondo sia già a posto, sia o.k.
Riscattaci, salvaci dunque! Alleluia!
Dalla perenne lotta infuriante fra le nazioni,
dalle divisioni e dalla disgregazione,
da tutti gli isolazionismi
e anche dall’amore della morte:
salvaci, riscattaci!
Gesù! Gesù, non vuoi ritornare fra noi?!
Fra noi quaggiù sulla terra?!
Gesù! Gesù, torna da noi!
Tu vedi cosa regna in mezzo a noi:
Lo sfacelo dell’amore,
la distruzione della felicità,
l’annientamento della libertà,
la disintegrazione del mondo!
Riscattaci, salvaci dunque! Alleluia!
Salvaci dai demoni
Salvaci da Satana!
Salvaci dall’inferno!
Gesù! Gesù, non vuoi ritornare fra noi?!
Fra noi quaggiù sulla terra?!
Gesù! Gesù, torna da noi!
- Cristo l’ho scoperto così
È successo a Catania, ad un Convegno giovanile del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere, con sede a Milano): ’C’erano circa 100 giovani, per lo più studenti di liceo e universitari, gente
piena di problemi, che sa parlare per ore senza cedere alla stanchezza, ma che difficilmente stacca il sedere dalla sedia per mettersi a lavorare. Avevano grosse questioni da affrontare, roba
religiosa e vocazionale, cose che riguardano la fede nel mondo di oggi, tecnicizzato e ateo, decisioni radicali da prendere... Fra loro c’era anche un contadino di 18 anni, che aveva fatto i
salti mortali per trovare i soldi e partecipare al convegno. Alcuni, i più attenti, avevano pensato: poverino, si troverà a disagio, bisognerà stargli vicino e avere tanta carità con lui... Bene,
ad un certo punto questo tipo si alza e dice: “State discutendo su come trovare Cristo e donargli la vita nel mondo d’oggi. Io mi sono accorto che vicino a casa mia ci sono alcune persone cieche
alle quali nessuno bada. Ho capito che Cristo era là. Così la sera, quando torno dal lavoro, vado da loro e li aiuto a riordinare la casa, a fare le pulizie personali, ad affrontare tutti i
piccoli problemi della vita. All’inizio facevo fatica, avevo ripugnanza, pensavo di aver diritto ad un po’ di riposo... ma se Gesù era là, come potevo non andarci? Io Cristo l’ho scoperto
così’.
- Giusy, 22 anni Un radicale cambiamento
’In famiglia mi avevano insegnato a credere che c’è Dio e io lo avevo creduto veramente. Ma a 15 anni mi sono venuti tanti dubbi. Provavo un gran vuoto, una grande confusione di idee. Un mio
fratello di 13 anni, Paul, era ammalato di leucemia ed aveva pochi mesi di vita. Lo vedevo sempre sorridente, nella pace, vivere come una persona normale: pensavo che forse non sapeva della sua
morte così vicina. Però un giorno sono riuscita a leggere il suo diario: nella notte aveva avuto tanti dolori, ai piedi, alle mani, alle spalle. Avrebbe voluto svegliare il fratello per chiedere
un calmante. Ma aveva ricordato questa frase del Vangelo: ’Con la pazienza possederete le vostre anime’. Così lo aveva lasciato dormire, anche pensando che era molto stanco. In un’altra parte
scriveva quest’altra frase del Vangelo: ’Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo, l’avrete fatta a me’.
Ci vedeva tutti, fratelli e genitori, come Gesù stesso: per questo non voleva darci il dolore della sua morte. Ma era possibile? Ho sentito un filo di speranza. Forse anch’io potevo trovare Dio,
facendo come lui; ma era difficile incominciare, perché non l’avevo mai fatto. Dopo due mesi Paul era morto, ma ci lasciava in una grande pace. In quel momento ho confrontato la mia vita con la
sua: sapevo dare anch’io questa pace agli altri? No. La sua morte è stata per me una rinascita.
Subito ho voluto cominciare a vivere una di quelle Parole che avevo lette nel suo diario: ’Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo...’. Sono entrata in cucina per aiutare la mamma a lavare i
piatti. Ho sentito una gioia profonda, la presenza di Dio, che prima inutilmente cercavo. Così ho sperimentato subito quest’altra Parola: ’Dov’è la carità e l’amore lì c’è Dio’.
- Anna FRANK, Diario, 6 luglio 1944. Non ha religione...
’Non posso comprendere gli uomini che non amano il lavoro; ma non è questo il caso di Peter. Quello che gli manca è uno scopo ben definito; si giudica troppo stupido e troppo dappoco per
combinare qualcosa. Povero giovane, non ha ancora mai provato la sensazione di rendere felice un altro, e questa non gliela posso insegnare.
Non ha religione, parla con sprezzo di Gesù Cristo, bestemmia il nome di Dio; sebbene io non sia ortodossa, ogni volta mi fa pena vedere quanto è abbandonato, quanto è sprezzante, quanto è
meschino.
Coloro che hanno una religione possono ritenersi felici, perché non a tutti è dato credere a cose sopraterrene. Non è neppure necessario credere alla punizione dopo la morte; il purgatorio,
l’inferno e il paradiso sono cose che molti possono non ammettere; però una religione, non importa quale essa sia, mette l’uomo sulla buona strada. Non si tratta di temere Iddio, ma tenere alto
il proprio onore e la propria coscienza.
Quanto sarebbero buoni gli uomini, se ogni sera prima di addormentarsi rievocassero gli avvenimenti della giornata e riflettessero a ciò che vi è stato di buono e di cattivo nella loro condotta!
Involontariamente cercheresti allora ogni giorno di correggerti, ed è probabile che dopo qualche tempo avresti ottenuto un risultato.
Questo mezzuccio è alla portata di tutti, non costa nulla ed è certamente utilissimo. “Una coscienza tranquilla rende forti”: chi non lo sa, deve impararlo e farne esperienza’.
- Senza Cristo, una vita priva di significato?
’Ho ventidue anni, ho raggiunto un buon titolo di studio, possiedo una lussuosa automobile, sicurezza finanziaria, la disponibilità di una potenza sessuale e di buon prestigio maggiore di quanto
mi occorra. Adesso devo solo spiegarmi che cosa significhi tutto questo”.
Mi riferisco brevemente ai risultati di una inchiesta, condotta dall’Università di Idaho.
Su 60 giovani che hanno tentato il suicidio, per l’85% il motivo dominante era che “la vita per essi non significava più nulla”, non aveva per loro più senso. E di questo 85%, un’altissima
percentuale, il 93%, non presentava carenze psichiatriche comuni: provenivano da buone famiglie, stavano bene in salute, riuscivano ottimamente negli studi, non accusavano particolari conflitti
nelle relazioni con gli altri, godevano dell’affetto di una ragazza... Non presentavano quindi particolari problemi, se non questo: la vita non aveva più alcun rilievo
significativo’.
VIKTOR E. FRANKL, medico-psicologo
- ’Hotch, se non posso esistere alle mie condizioni, l’esistenza è impossibile... Non ci sarà un’altra primavera, Hotch. E neanche un altro autunno.. Non riesco... Non ce la faccio
assolutamente’.
E così si arrivò alla tragica conclusione. Il 2 luglio 1961 uno scrittore che per molti critici è il più grande di questo secolo, un uomo che aveva genio pari al suo amore per la vita e per
l’avventura, un vincitore del Premio Nobel e del Premio Pulitzer si accostò un fucile alla testa e si uccise.
Come è avvenuto? Perché? Sono stato suo intimo amico per quattordici anni sino al giorno della sua morte. Sapevo tutto della sua vita: avventure, conversazioni, sogni e delusioni, trionfi e
disfatte di quell’uomo complicato, inimitabile, divertente e pieno di vita che era Ernest Hemingway, ma non so dirvi perché. Nessuno lo sa’.
A. E. HOTCHNER, Papà Hemingway
IL CONCILIO DEI GIOVANI A TAIZÉ (FRANCIA)
Il Concilio dei giovani a Taizé
’È venuto il giorno di aprire il Concilio dei giovani, giorno in cui vorremmo dire a ogni giovane: apriti per capire tutto dell’altro, apriti per capire tutto di ogni uomo, di quest’uomo fatto
della stessa tua pasta, di quest’uomo che, come te, cerca, lotta, crea, prega’.
Erano più di 40.000 i giovani, venuti da un centinaio di paesi che, sotto le sei tende da circo disposte a margherita, ascoltavano le parole di frère Schutz, il priore di Taizé, la sera del 30
agosto 1994. Ragazzi di cinque continenti, cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei, anglicani, atei, agnostici, credenti, non credenti, marxisti, hippies, militanti politici, giovani che avevano
già sofferto per il loro impegno a difesa dell’uomo.
Quella sera hanno pregato per i popoli più lontani: Giappone, Corea, per i più provati: Vietnam, Bangladesh, Palestina, Sahel, Cile, Paesi dell’est europeo, per le minoranze emarginate, gli
indiani nord e sud-americani, gli aborigeni australiani. ’Troppo abbagliante per essere visto, Dio è un Dio che acceca lo sguardo — aveva scritto frère Roger in una lettera ai giovani—. Il Cristo
capta il suo fuoco divorante e, senza frastuono, lascia trasparire Dio. Ormai, nella preghiera come nella lotta, nulla è grave se non perdere l’amore. Senza l’amore a che serve la fede? Lo
intuisci? Lotta e contemplazione hanno una sola e identica sorgente: il Cristo che è amore. Se preghi lo fai per amore. Se lotti per ridare un volto umano all’uomo sfruttato, è ancora per
amore’.
Ricordo un intervento accolto con molto calore:
Un perito chimico tedesco viene a sapere che il materiale su cui lavora verrà usato in Sud Africa per fabbricare delle armi al servizio del razzismo, ed allora si ribella, comunica ad altri il
suo rifiuto e li coinvolge nello stesso atteggiamento, rischiando di perdere il posto.
Scoprire l’uomo e scoprire Dio!
Cristo ’occupa le posizioni strategiche delle due vie inevitabili, che conducono una all’uomo, l’altra a Dio. Non per nulla egli è il Figlio dell’uomo, ed egli è il Figlio di Dio. Così che ogni
volta che noi cerchiamo di interessarci dell’uomo, sia l’homo sapiens degli scienziati e dei filosofi, sia l’uomo infelice e misero, il bambino, il povero, l’oppresso, il sofferente, il
peccatore, il disperato... noi siamo indotti a cercare Gesù, l’uomo vero, l’uomo-tipo, l’uomo buono, l’uomo libero.
’È questo l’uomo?’
È la domanda che molti giovani si pongono di fronte all’uomo manipolato, alienato, deturpato da certa politica, dalla guerra, dalla tortura, dal danaro, dalla droga, dai vizi, dalla
pubblicità...; ecco la contestazione della società contemporanea che ha ridotto l’uomo a ’cosa’, a oggetto, a strumento di dominio del potere di ’Caino’. Ecco la ricerca di un ’NO’ che
restituisca all’uomo il suo vero volto.
Ecco perché i giovani per Gesù hanno creato tutta una serie sbalorditiva di slogans e in Gesù hanno trovato:
- il tipo ideale d’uomo
- una personalità formidabile e sconcertante
- egli è Dio con noi
- egli è il Volto di Dio che l’uomo cerca
- il contestatore del regno del male e il liberatore-costruttore del nuovo Regno
- l’uomo morto-risorto che ci libera dalla paura della morte.
Nauseati da un processo di disumanizzazione, di manipolazione e di alienazione dell’uomo ’Gli atei stessi —scrive J. Aubry— sognano un Superuomo problematico. I credenti sanno che questo
Superuomo esiste dal mattino di Pasqua: è il Cristo risorto, nostro Capo, principio per cui osiamo anche noi diventare superuomini. In Gesù di Nazareth risorto, un uomo della nostra razza è stato
fissato per sempre in una condizione di esistenza fantasticamente nuova’.
Ogni uomo ha la possibilità di confrontarsi con i tratti caratteristici della sua personalità, quali: ’la sua squisita attenzione alla sofferenza umana, la povertà della sua vita, il suo amore
per i poveri, i malati, i peccatori; la sua capacità di scrutare i cuori, la sua lotta contro la doppiezza farisaica, il suo fascino di capo e di amico, la potenza capovolgitrice del suo
messaggio, la sua professione di pace e di servizio, la sua obbedienza alla volontà del Padre, il carattere profondamente spirituale della sua religiosità’.
Gesù è una persona che —pur nella sua realtà di uomo che lavora, mangia, dorme, si stanca, soffre, ama, piange, e muore— vive in modo completamente nuovo i suoi rapporti con il Padre e con i
fratelli. In un mondo disonesto, egli vive rettamente (fugge quando lo vogliono proclamare re); in una umanità ribelle, egli afferma che è suo cibo ’fare la volontà del Padre’; in un mondo
egoista, egli è l’Amore. E mentre parla della tenerezza misteriosa dell’amore di Dio per i poveri, gli umili, i peccatori, realizza quest’amore con i suoi gesti di benedizione, di guarigione, di
perdono, con le sue iniziative verso i pubblicani e le peccatrici che sbalordiscono e scandalizzano i benpensanti farisei!
I princìpi della nuova legge che egli porta (’amatevi come io ho amato voi’) con il relativo seguito di virtù (umiltà, dolcezza, pazienza, amore, perdono...) si ritrovano costantemente nella sua
vita: nel servire i discepoli e lavar loro i piedi, nei miracoli distribuiti su tutte le infermità umane, nel sopportare le ’petulanze’ degli apostoli con le loro piccole gelosie, nel suo sguardo
carico d’amore a Pietro e a Giuda, nella ’assoluzione’ concessa al buon ladrone morente con lui sul Calvario.
LA JESUS REVOLUTION
È un fenomeno che — partito dall’America — si è poi diffuso, in forme diverse, in molte nazioni del mondo. La Jesus Revolution ha scosso la generazione dei giovani già incolpata di essere schiava
del sesso, della droga e della violenza, anche se presenta alcuni aspetti di ingenuità, di emotività e di entusiasmo che elimina, talvolta, la ricerca razionale, il valore dei sacramenti e vive
in modo incerto i rapporti con la Chiesa istituzionale.
Avvenenti ragazze e seri giovanotti sconcertano gli affaristi e i patiti del consumismo sul Boulevard di Hollywood, accanto al Lincoln-Memorial, a Dallas, a Detroit e a Wichita, rendendo
testimonianza al loro Cristo con esaltate esortazioni. In molte città sono stati aperti dei cosiddetti caffè cristiani, che professano palesemente la loro fede persino sulle insegne: ’The Way
Word’ al Greenwich-Village, le ’Catacombe’ a Seattle, il locale ’I am’ a Spokane. A San Antonio, si è trasformato addirittura un locale di spogliarello in un club cristiano. Le cosiddette
’Christian Houses’ si moltiplicano come una volta s’erano moltiplicati i pani e i pesci, attirando i giovani desiderosi di un focolare. Svariate linee di ’Telefono amico’ lavorano ventiquattro
ore su ventiquattro per aiutare coloro che versano in difficoltà. Sempre e dappertutto va a ruba la Bibbia.
Se qualcosa caratterizza decisamente la loro presa di posizione, questo è la loro incrollabile fede in un Gesù Cristo soprannaturale, inafferrabile dalla mente umana, il quale non solo è stato un
uomo straordinario vissuto circa 2000 anni fa, ma è il Dio vivente, che è al contempo il loro salvatore, il loro giudice, il supremo reggitore dei loro destini...
Prima della loro conversione, molti adepti erano incappati in difficoltà personali non indifferenti. In effetti, buona parte del movimento rappresenta un miscuglio contraddittorio di religione
conservatrice e di anticultura ribelle. Numerosi convertiti sono passati dagli illusori paradisi degli allucinogeni e delle droghe alla sequela di Cristo. Ora si attengono strettamente ai Dieci
Comandamenti, rifiutano l’etica proposta dalla cosiddetta ’nuova morale’; eppure, al pari di S. Paolo, sono ancora comprensivi e tolleranti verso le ricadute negli antichi vizi da parte dei
neo-convertiti...’. W. KROLL, Gesù viene, Ed. Paoline.
SLOGANS SU GESÙ DELLA JESUS REVOLUTION
’Il periodo del materialismo è ormai superato’, ha detto il filosofo Max Horkheimer, amico
di Marcuse.
- Quando in una intervista alla TV americana fu chiesto allo scrittore beat cosa cercava la beat generation, Jack Kerouac rispose: ’Dio. Voglio che Dio mi mostri il suo volto’. - Gesù è il
viaggio più formidabile.
- Gesù è meglio dell’hascisc.
- Gesù è il mio Signore.
- Sorridi, Dio ti ama.
- Il Messia è il messaggio.
- Dio ti benedica.
- I love Jesus
- Siamo tutti fratelli in Gesù.
- Se qualcosa ti avanza dàllo via, se hai bisogno di qualcosa, prenditelo!
- Cammineremo insieme sulla nostra via, la mano nella mano, e ognuno riconoscerà dal nostro amore che noi siamo cristiani.
- Dio mi ha rinnovato di sana pianta, mi ha dato la pace — diceva l’ex playboy alla sua comunità di giovani e ragazze dai capelli lunghi —. La mia vita ha finalmente acquistato un senso. Credo in
lui, da quando lo sento in me. È un sentimento davvero esaltante. Se anche voi volete formare una cosa sola con Gesù, dovete aprirgli il vostro cuore. Non dovete irrigidirvi, non dovete avere
paura di Lui: Egli è il nostro Salvatore, il Salvatore di tutti.
- Fratello, io ho trovato Gesù.
- Dio mi ha afferrata. Lo sento in me. Ora sono tanto felice.
- Se il tuo Dio è morto, prendi il mio. Gesù vive!
- Dio vive: io l’ho trovato!
- Gesù sta arrivando.
- Gesù è la droga più forte.
- Gesù ti ama.
- Gesù è il viaggio più bello.
- Se trasformeremo noi stessi, la società finirà per trasformarsi da sola.
- Comincia di nuovo la vita dal tuo cuore.
- Apriti al sole.
- Il segno di Gesù: l’indice rivolto verso l’alto.
UN BOCCONIANO, UN ARTISTA E UNA EX CUBISTA
Ti presento tre piccole testimonianze di ragazzi di oggi che hanno scelto di dedicare
totalmente la vita a Cristo. da Avvenire
Il bocconiano
«Ho scoperto nel dono il vero rendimento»
da Fano, Giacomo Ruggeri
In comune hanno lo stessa scuola: liceo scientifico. Poi le strade si sono divise, per ritrovarsi a distanza di tempo uno in seminario e l'altro in convento. Due giovani,della diocesi di Fano,
Steven Carboni e Damiano Angelucci, con storie diverse che raccontano le "stranezze" delle quali Dio si è servito per chiamarli alla consacrazione. «Se riguardo la mia storia - dice Steven, IV
anno di teologia al Seminario di Ancona - non posso non partire dai miei compagni di liceo con i quali facevo spesso le ore piccole e che di Gesù Cristo e della Chiesa, non volevano sentire
nemmeno l'odore. Mi hanno fatto sempre stare con i piedi per terra». Ventiquattro anni, figlio di madre inglese proveniente dall'isola di Guernesey nella Manica, due mesi prima dell'ingresso in
seminario ha comunicato ai suoi genitori l'intenzione di farsi prete. «Venerdì prossimo riceverò il ministero dell'accolitato, un altro passo verso il sacerdozio. Se mi guardo indietro, ringrazio
le persone giuste (parrocchia, Azione cattolica, campi scuola) che Dio ha messo al posto giusto per aprirmi gli occhi. Perché quando avverti che Dio ti lavora il cuore, o fai finta di niente o
sei schietto e scegli».
Dall'Università Bocconi di Milano al convento dei Cappuccini di Fossombrone è il passo tutt'altro che breve percorso invece da padre Damiano, 34 anni. Al posto di indossare i panni dell'affermato
commercialista, ha indossato il saio francescano. Soldi e successo hanno ceduto il posto a povertà, castità e obbedienza. «La mia famiglia - racconta il giovane frate - mi ha sempre sostenuto nel
mio cammino di fede; ma l'esperienza d'incontro con Dio a quattr'occhi è arrivata con il servizio civile. Il contatto con gli ammalati, specie i bambini incubati e dipendenti da te in tutto, è
stato un forte richiamo esistenziale: se la loro vita ha un senso, pur in queste situazione, la mia con chi e come la voglio spendere?». Interrogativo che come un tarlo ha scavato nel cuore di
Damiano. «Ero di fronte a un bivio - prosegue il giovane cappuccino - : o scegliere la via del rendimento immediato o quella del dono di oggi, che porta frutto domani». La vita, dunque, vale per
quello che sei, non per quello che farai. «Ai giovani vorrei dire che un gruppo di fede e preghiera è importante per scoprire la propria forma di vita vocazionale. Il gruppo ti
fortifica».
L’artista
Da Forlì Quinto Cappelli
Assieme ai «classici» esercizi spirituali si è preparato all'ordinazione dipingendo un'icona della Sacra Famiglia per la nuova chiesa della sua parrocchia, San Giuseppe Artigiano a Forlì. È la
storia di frà Maurizio Piazza, frate minore, ordinato nel giugno 2003 sacerdote dal vescovo di Forlì – Bertinoro, Vincenzo Zafri. Frà Maurizio; 38 anni, ha frequentato l'Accademia di pittura a
Bologna, laureandosi a 22 anni. Poi il servizio civile in un centro di riabilitazione per handicappati a Meldola. «Ma la vocazione sacerdotale e francescana – racconta - l'ho scoperta
frequentando il monastero di clausura delle Clarisse di San Biagio di Forlì. «Entrando tra i frati minori a Villa Verucchio, credevo di dover abbandonare la pittura - continua frà Maurizio -.
Invece, i superiori e i fratelli mi hanno incoraggiato a continuare, per il bene della fraternità e della Chiesa.
Così la mia attitudine è diventata mandato». Da tre anni, frà Maurizio fa parte della “comunità itinerante" di Nonantola, insieme ad altri tre frati esperti di musica e teatro, a servizio di
parrocchie, gruppi e associazioni in tutta Italia. «Guidiamo missioni popolari, esercizi spirituali e incontri - spiega-, specialmente per giovani, con un tipo di evangelizzazione un po’
particolare, attraverso sacre rappresentazioni, espressioni teatrali, scuole di icone, finalizzate alla riflessione, provocazione ed evangelizzazione. Con un gruppo di giovani, facciamo anche un
laboratorio teatrale. Sono strumenti di evangelizzazione, che affondano le radici nella tradizione francescana medievale, ad iniziare da Jacopone da Todi,.san Bernardino da Siena e dalle
confraternite». Lo testimonia anche la mostra che ha allestito alla parrocchia San Giuseppe Artigiano in occasione dell'ordinazione, intitolata «Ricreazione che lo Spirito santo opera
nell'uomo».
L’ex cubista
«Nel frastuono una parola più forte»
di Agnese Pellegrini
La mia vita è stata davvero una storia della salvezza». C'è serenità nella voce di suor Anna Nobile, milanese, quando racconta la sua vita. Da una cubista che ha lasciato le luci psichedeliche
della discoteca per entrare in convento, ci si aspetterebbe forse un po’ di amarezza per le esperienze passate. E invece no: suor Anna racconta la sua vita e ringrazia il Signore, anche per gli
errori commessi: «Forse, la chiamata di Dio l' ho sentita ancora più forte proprio per quella vita che facevo e di cui non ho rimpianti, ma neppure rimorsi perché soltanto attraverso una
riconciliazione con il proprio passato si può vivere sereni».
Suor Anna ha 33 anni ed è suora dal 29 settembre 2002; una vocazione nata nel 1997, tra i tavolini di un pub e le telecamere degli studi televisivi: Anna ballava e ballava, forse senza pensare al
male che quell'ambiente le faceva. Lei ballava, perché era questa la sua passione; anche se, spesso, era costretta ad accettare le difficoltà di quel mondo sfavillante di luci. Fino, appunto, al
1997. «I miei genitori - spiega suor Anna - sono separati; mia madre iniziò a compiere un percorso in parrocchia e tentò più volte di coinvolgermi. Io, però, non ne volevo sapere». Ma il Signore
chiama nonostante le nostre resistenze ad ascoltare la sua voce. «Capitai per caso ad una celebrazione eucaristica - continua la giovane religiosa - e mi sconvolse sentire il parroco dire che Dio
ci ama. Vedevo che quelle persone raccolte in preghiera si volevano bene in modo "diverso", mentre io ero immersa in una serie di relazioni "usa e getta"». Da lì è iniziato un cammino. «Per otto
mesi – continua - ho fatto una doppia vita. Piangevo e piangevo fino a quando capii che era giunto il momento di compiere una seconda scelta: allora Dio, da Creatore, l' ho iniziato a sentire
dentro di me».
Per Anna inizia un percorso di ricostruzione della propria personalità, dei propri affetti; a partire dalla riscoperta del matrimonio come vocazione. «Eppure - racconta - sentivo che qualcosa
continuava a mancare». Da qui la terza scelta: Anna conosce le Suore Operaie della Sacra Famiglia di Nazareth, apprezza il loro carisma fatto di lavoro attivo e decide di entrarvi. «Ho capito -
dice ancora - che Gesù non toglie nulla ma ti fa vivere in pienezza e in modo libero e liberante tutte le realtà. I giovani cercano l'amore. Ebbene, solo Dio sa offrire quello vero, quello che
non limita le tue capacità espressive».
WANTED - RICERCATO
Gesù Cristo,
detto anche Messia, Figlio di Dio, Re dei re, Signore dei signori, Principe della pace, pericoloso capo d’un movimento clandestino di liberazione.
Reo dei seguenti crimini:
esercita senza licenza l’arte del medico, del fabbricante di vino, del distributore di viveri; viene alle mani coi mercanti installati nel tempio; mantiene rapporti con noti criminali, radicali,
sovversivi, prostitute e gente di strada; pretende di avere l’autorità di trasformare gli uomini in figli di Dio.
Aspetto esteriore:
tipicamente hippy: capelli lunghi, barba, tunica, sandali; gironzola volentieri per i quartieri più poveri e malfamati, ha alcuni amici ricchi, si nasconde spesso nel deserto.
Attenzione!
Quest’uomo è estremamente pericoloso. Agli influssi del suo elettrizzante messaggio sono particolarmente esposti quei giovani, ai quali non si è ancora insegnato ad ignorarlo. Egli cambia gli
uomini, affermando di liberarli.
Avviso: è tuttora a piede libero!».
AFFIGGE IMMAGINE DI GESÙ: SOSPESO IMPIEGATO INGLESE MANCHESTER
Affigge immagine di Gesù: sospeso impiegato inglese
Il dipendente è stato denunciato da un collega musulmano
Erica Orsini da Londra Il Giornale 12 ottobre 2007
Tempi duri per i cattolici in Gran Bretagna. Dopo la polemica recente sollevata dalla sospensione dal lavoro di un'hostess che indossava un ciondolo a forma di croce, un altro dipendente aeroportuale - questa volta a Manchester - è stato sospeso dall' impiego per aver affisso alla parete di una sala riservata al personale un'immagine raffigurante Gesù.
A scatenare il polverone sono state questa volta le rimostranze di un collega musulmano che non aveva gradito la cosa. Così Gareth Langmead, che lavora come supervisore nel parcheggio dell'aeroporto, ha dovuto rassegnarsi alla sospensione - durata a quanto pare soltanto qualche giorno - dalle mansioni che esercita abitualmente. La decisione presa dall'ufficio personale ha letteralmente scioccato mister Langmead, il quale è convinto che la reazione dei suoi superiori sia stata assolutamente sproporzionata. Un rappresentante sindacale che ha raccontato l'episodio ai giornalisti di Sky News ha riferito che il poveretto ha trascorso quattro giorni d'inferno. «Francamente non vedo che cosa ci sia di inappropriato nell'immagine di un Gesù Cristo - ha commentato Glynn Platt - Era stata appesa in una sala mensa comune e non riesco a comprendere come potesse arrecare offesa a qualcuno. E poi la cosa più opportuna da fare in questo caso era chiamare il dipendente e spiegargli che avevano ricevuto un reclamo a proposito di quell'immagine, invitandolo poi a rimuoverla» .
Una nota stampa dell' aeroporto ieri ha confermato che un impiegato era tornato al lavoro senza essere sottoposto. ad azione disciplinare: ma il nome di Langmead non è mai stato indicato. «Vista la natura dell'incidente - si legge ancora nella nota- abbiamo chiesto al cappellano dell' aeroporto di lavorare insieme ai nostri dipendenti per raggiungere un più alto livèllo di comprensione riguardo alle fedi altrui». Il provvedimento a carico di Langmead arriva soltanto poche settimane dopo un altro caso di "correttezza politica" applicata ai credi religiosi. Una dipendente induista di Heathrow aveva infatti perso l'impiego perché indossava un ornamento previsto dal suo credo. In seguito ad un'azione legale intrapresa contro il datore di lavoro, la signora è stata reintegrata.
IL SIGNORE DELLA DANZA
Il filosofo Nietzsche ha affermato:
«Potrei credere solo in un Dio
che sappia danzare!».
Il Dio della Bibbia, il Dio di Gesù Cristo è il Signore della danza, della gioia. Vuole la nostra gioia, fa di tutto perché la nostra vita sia un banchetto di nozze. Ci guarda negli occhi con sguardo d’amore e ci invita alla festa. Forse siamo noi che non abbiamo il coraggio di addentrarci nell'avventura evangelica e ce ne andiamo via tristi... Ma Lui insiste: Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Giovanni 15, 1l).
«Danzavo per lo scriba e per il fariseo.
ma non hanno voluto né danzare né seguirmi. Danzavo per i pescatori,
per Giacomo e per Andrea,
mi han seguito e sono entrati nella danza. Danzavo il giorno del Sabato
e guarivo il paralitico,
e i giusti han detto che era una vergogna. Mi hanno frustato e lasciato nudo
e mi hanno appeso in alto su una croce
per morirvi.
Danzavo il venerdì.
quando il cielo divenne tenebre...
Oh, quant'è difficile danzare
con il demonio sulla schiena!
Hanno sepolto il mio corpo,
hanno creduto che fosse finita...
Ma io sono la Danza e guido sempre il Ballo. Guiderò la danza di tutti voi
ovunque voi siate,
guiderò la danza di tutti voi.
Han voluto sopprimermi
ma son balzato ancora più in alto,
perché io sono la Vita che non può morire ed io vivrò in voi e voi vivrete in me,
perché io sono - dice Dio
il Signore della Danza».
Sidney Carter