Cechov, novelliere e drammaturgo russo, perse presto la fede della sua infanzia, né più la ritrovò completamente nel suo scetticismo materialistico. Eppure è raro trovare pagine nelle quali si senta con tanta intensità come ciò che avvenne in Palestina ai tempi di Cristo abbia segnato per sempre l'anima dell'umanità.

 

CECHOV ANTON PAVLOVIC (1860-1904)

 

Lo studente

Il tempo da principio fu bello, calmo. Schiamazzavano i tordi e nelle paludi dei dintorni qualcosa di vivo faceva un brusio lamentoso, come se soffiasse in una bottiglia vuota. Passò a volo una beccaccia e il colpo che le fu sparato risonò nell'aria primaverile con allegri rimbombi. Ma quando nel bosco si fece buio e in tal punto soffiò da oriente un vento freddo e penetrante, tutto tacque. Sulle pozzanghere si allungarono degli aghetti di ghiaccio e il bosco divenne squallido, solitario e inospite. Si sentì l'odore dell'inverno.

Ivàn Velikopolski, studente dell'accademia ecclesiastica, figlio di un chierico, tornando dalla caccia agli uccelli di passo, aveva sempre seguito un sentiero attraverso i prati irrigui. Aveva le dita irrigidite e la faccia accesa a cagione del vento. Gli pareva che questo freddo improvvisamente sopraggiunto avesse turbato in ogni cosa l'ordine e l'armonia, che la natura stessa fosse angosciata e perciò l'oscurità serale si fosse infittita più in fretta di quanto bisognava. All'intorno tutto era deserto e come particolarmente tetro. Solo negli orti delle vedove vicino al fiume brillava un fuoco; per un gran tratto in giro invece e là dov'era il villaggio, un quattro verste più in là, tutto era sommerso interamente nella fredda foschia serale. Lo. studente rammentò che, quando era uscito di casa, sua. madre, seduta nell'andito sul pavimento, scalza, stava ripulendo il samovàr, e suo padre era disteso sulla stufa e tossiva; in occasione del Venerdì Santo in casa non si era cucinato affatto ed egli aveva una voglia tormentosa di mangiare. E adesso, stringendosi in sé dal freddo, lo studente pensava che un vento proprio come quello soffiava già ai tempi di Rurik, e di Ivan il Terribile, e di Pietro, e che al loro tempo c'era già esattamente la stessa disperata povertà e fame; quegli stessi tetti di paglia bucati e la stessa ignoranza e tristezza, quello stesso deserto all'intorno, quella tenebra e quel senso di oppressione: tutti questi orrori c'eran già stati e c'erano e ci sarebbero stati, e la vita non sarebbe divenuta migliore per il fatto che fossero passati altri mille anni. E non aveva voglia di andare a casa.

Gli orti eran detti delle vedove, perché li coltivavano due vedove, madre e figlia. Il fuoco ardeva vivo, crepitando e rischiarando lontano all'intorno la terra arata. La vedova Vassilissa, una vecchia alta e grassoccia, con una pelliccia corta maschile indosso, stava Il accanto e guardava il fuoco, assorta; sua figlia, Lukeria, piccola, butterata, con un viso un po' sciocco, era seduta in terra e lavava la pentola e i cucchiai. Evidentemente avevano appena finito di cenare. Si udivano voci maschili; erano garzoni del posto che abbeveravano i cavalli nel fiume.

- Eccovi bell'e tornato l'inverno, - disse lo studente, avvicinandosi al fuoco. - Buona sera!

Vassilissa sussultò, ma subito lo riconobbe e sorrise affabile. - Non t'avevo riconosciuto, che Dio t'assista, - disse. - Diventerai ricco.

Discorsero un poco. Vassilissa, una donna sperimentata, che un tempo aveva servito in casa di signori come balia, poi come bambinaia, si esprimeva con finezza e un dolce, grave sorriso non lasciava mai il suo volto; sua figlia Lukeria invece, una donna di campagna maltrattata dal marito, si limitava a guardare lo studente strizzando gli occhi, in silenzio, e aveva un'espressione strana, come quella di una sordomuta.

- Proprio allo stesso modo in una fredda notte si scaldò accanto al fuoco l'apostolo Pietro, - disse lo studente, stendendo le mani verso il fuoco. - Dunque anche allora faceva freddo. Ah, che notte terribile fu quella, nonnina! Una notte malinconica e lunga oltre ogni dire!

Egli guardò le tenebre intorno, scrollò convulsamente il capo e domandò:

- Ci sei stata, credo, ai dodici vangeli?

- Si, ci sono stata, - rispose Vassilissa.

- Se rammenti, durante la sacra cena Pietro disse a Gesù: “Con Te son pronto ad andare in prigione e a morte”. E il Signore a lui: “Ti dico, Pietro: oggi non canterà il gallo prima che tu tre volte abbia negato di conoscerMi ”. Dopo la cena Gesù, mortalmente angosciato, era nell'orto e pregava, e il povero Pietro aveva l'anima esausta, era affranto, le palpebre gli si erano appesantite e in nessuna maniera riusciva a vincere il sonno. Dormi. Poi, tu hai sentito, Giuda in quella stessa notte baciò Gesù e lo consegnò ai Suoi aguzzini. Lo condussero legato dal gran sacerdote e lo percossero, e Pietro affranto, tormentato dall'angoscia e dall'ansietà, capisci, senza essersi levato il sonno, presentendo che da un momento all'altro sarebbe avvenuto sulla terra qualcosa di orrendo, Gli andava dietro... Egli amava appassionatamente, perdutamente Gesù, e ora vedeva da lontano come Lo percotevano...

Lukeria lasciò i cucchiai e fissò lo sguardo sullo studente.

- Giunsero dal gran sacerdote, - egli continuò: - presero a interrogare Gesù, e nel frattempo dei garzoni avevano acceso il fuoco in mezzo al cortile, perché faceva freddo, e si scaldavano. Stava con loro vicino al fuoco Pietro e anch'egli si scaldava, - ecco, come, me, adesso. Una donna, vedutolo, disse: “Anche costui era con Gesù”, come a dire cioè che bisognava sottoporre anche lui a interrogatorio. E tutti i garzoni che si trovavano vicino al fuoco dovettero guardarlo con sospetto e severità, poiché egli si turbò e disse: “ Io non lo conosco”, Di lì a poco qualcun altro riconobbe in lui uno dei discepoli di Gesù e disse: “Anche tu sei di quelli”. Ma egli nuovamente negò. E per la terza volta qualcuno si rivolse a lui: “Ma non t'ho veduto io oggi con Lui nell'orto? ”. Negò per la terza volta. E dopo di ciò subito si mise a cantare il gallo, e Pietro, gettato da lontano uno sguardo a Gesù, si rammentò delle parole che Egli gli aveva detto durante la cena... Se ne ricordò, si riebbe, se ne andò dal cortile e pianse amarissimamente. Nel Vangelo è detto un orto tutto silenzioso, tutto buio, e nel silenzio si odono appena sordi singhiozzi...

Lo studente sospirò e si fece pensoso. Continuando a sorridere, Vassilissa a un tratto singultò, delle lacrime, grosse, copiose, le corsero per le guance, ed ella con la manica si fece schermo al viso contro il fuoco, come vergognandosi delle proprie lacrime, mentre Lukeria, guardando immobile lo studente, arrossì, e la sua espressione si fece penosa e tesa, come quella di una persona che reprima un violento dolore. I garzoni tornavano dal fiume; uno di essi, in groppa al cavallo, era ormai vicino e il riflesso del fuoco tremolava sulla sua persona. Lo studente augurò buona notte alle vedove e andò oltre. E di nuovo sottentrarono le tenebre ed egli si sentì le mani intirizzite. Soffiava un vento atroce, in realtà stava tornando l'inverno e non si aveva l'impressione che posdomani sarebbe stata Pasqua.

Ora lo studente, pensava a Vassilissa: se si era messa a piangere, ciò voleva dire che quanto era accaduto in quella notte a Pietro aveva qualche rapporto con lei...

Si voltò a guardare. Il fuoco solitario brillava calmo nell'oscurità e accanto a quello non si vedeva più nessuno. Lo studente pensò di nuovo che, se Vassilissa si era messa a piangere e sua figlia si era turbata, evidentemente ciò ch'egli poc'anzi aveva raccontato, ciò che era avvenuto diciannove secoli addietro, aveva un legame col presente: con le due donne e, probabilmente, con quella campagna deserta, con lui stesso, con tutti gli uomini. Se la vecchia aveva pianto, non era stato perché egli sapesse raccontare in modo commovente, ma perché Pietro le era caro e perché ella, con tutto l'essere suo, aveva interesse a ciò che era avvenuto nell'anima di Pietro.

E la gioia tutt'a un tratto si rimescolò nel suo cuore, ed egli si fermò perfino un momento, per riprender fiato. Il passato - pensava - è legato al presente da una catena ininterrotta di eventi scaturiti uno dall'altro. E gli pareva di aver veduto dianzi entrambi i capi di questa catena: ne aveva appena toccato un capo, che l'altro aveva dato un sobbalzo.

E mentre traghettava il fiume sulla chiatta e poi, procedendo in salita, guardava il suo villaggio natio e verso occidente, dove splendeva la striscia sottile di un freddo tramonto di porpora, egli pensava che la verità e la bellezza che avevano indirizzato la vita umana laggiù, nell'orto e nel cortile del gran sacerdote, erano continuate senza interruzione fino ad oggi ed evidentemente avevano sempre costituito l'essenziale. nella vita umana e, in genere, sulla terra; e un senso di giovinezza, di salute, di forza - egli non aveva che ventidue anni - e l'attesa inesprimibilmente dolce della felicità, di una sconosciuta, misteriosa felicità, si andavano impossessando di lui a poco a poco, e la vita gli pareva affascinante, prodigiosa e colma di un alto significato.