All'inquieta spiritualità di Julien Green, lo scrittore francese di origine americana, la figura del Cristo è presente di continuo. Valgano a esempio alcune pagine del suo celebre Diario.

 

GREEN JULIEN (1900-1998)

 

Diario

13 giugno. - Riletta la Vita di Gesù. Non posso ammettere che lui chiami Cristo “ l'incantevole dottore” e parli dell'“ orto d'uno stabilimento agricolo”quando si vuole indicare l'Orto degli Ulivi: è proprio voler grettamente descrivere il luogo più santo del mondo. Nel chiudere questo librone, mi sono chiesto quali motivi avrebbero potuto far nascere il Cristo di Renan. Molto pochi, mi sembra. Egli ha voluto avvicinarlo a noi invece di avvicinare noi a lui. L'ha diminuito volendo far di lui un amabile filosofo, e l'ha ridotto a nostra misura per rendercelo accessibile. Ho pensato a ciò che dice Blake:

Is my vision's greatest enemy...

Thine loves the same world that mine hates;

Thy heaven' doors are my hell gates.

4 dicembre. - Ieri, Raissa ci parlava del poco tempo trascorso dalla nascita del cristianesimo. Che sono duemila anni allo sguardo di Dio? Appena un'ora, forse. E aggiunge una cosa che mi pare del tutto giusta, e cioè che la venuta di Cristo è avvenimento talmente importante che ancora non ce ne appaiono le conseguenze. La penso come lei su questo punto. Ci sono nei Vangeli molte parole oscure e quello che noi capiamo di quei libri, quello che capiamo con tutto il cuore, si riduce senza dubbio ad alcuni versetti. Ma io penso pure che alcune Chiese ritenute eterne dovranno scomparire e farsi dimenticare prima che tutte. le parole di Cristo trovino il loro compimento...

28 luglio. - Alla mostra del Greco, a lungo guardato il quadro che rappresenta Cristo con la testa circondata da una losanga di luce. È un Cristo da visione e tale qual è fa quasi paura; i suoi capelli spartiti in mezzo alla fronte, lo sguardo un po' strabico dei suoi grandi occhi neri, il suo naso di sbieco, tutto me lo rende affascinante e inquietante insieme. È bello o brutto? Egli è bello d'una bruttezza stupenda, e sotto i lineamenti irregolari c'è qualcosa di vero che mi turba. Davide ha detto di Cristo che era il più bello dei figli degli uomini, ma il Servo di cui si parla in Isaia è senza bellezza. Quei due testi che sembrano escludersi sono comodi, senza dubbio, circa il mistico.

Roberto mi diceva, tempo fa, d'aver inteso alcuni studenti inglesi parlare di Cristo in modo piuttosto sdegnoso, probabilmente per fare arrabbiare un clergyman che si trovava lì. Uno d'essi diceva: “Non si sa nemmeno che avesse ”. Al che il clergyman rispose dolcemente: “ Se si trovasse in mezzo a noi, credo che non fareste fatica a riconoscerlo ”.

Quale Vangelo non si potrebbe scrivere riunendo le parole che Cristo disse ai suoi santi! Se mi toccasse di comporre un libro tale metterei in risalto la frase rivolta a San Francesco di Sales, un giorno che l'idea della predestinazione lo faceva soffrire: “Il mio nome non è quello che condanna. Io mi chiamo Gesù ”.

E quell'altra a Santa Teresa, che s'affliggeva di non avere più il diritto a leggere le Sacre Scritture in lingua volgare: “ Io ti farò dono d'un libro vivente ”.

Il Vangelo è un libro che non si chiuderà mai e che si scrive ogni giorno in cuore ai contemplativi.

Vorrei ritrovare nell'Antico Testamento la traccia dei passi di Cristo che l'ha attraversato da un punto all'altro.

Tra due libri pieni zeppi del fragore delle armi, il Libro dei Giudici e il primo di Samuele, una donna se ne sta in un campo mietuto e raccoglie spighe.

Alla mia vicina che mi parlava della collezione Frick, non ho potuto fare a meno di dire una parola sul Barna da Siena che si trova in quel museo, una tavoletta nascosta in una saletta, e dove si vede un Cristo in veste rossa che porta la croce. Ne avevo una riproduzione sul caminetto del mio studio, a Parigi. Amavo lo sguardo dolce e pieno di rimproveri che Cristo volgeva verso di me, poiché credevo di vederci anche un grande affetto. Un Cristo da visionario...

 

Giovedì 30 gennaio. - Amare sino a morirne qualcuno di cui non si sono mai viste le sembianze né intesa la voce, è tutto il Cristianesimo. Un uomo sta in piedi presso una finestra e guarda la neve che cade, e d'un tratto s'insinua in lui una gioia che non ha nome nel linguaggio umano. Nel più profondo di questo istante singolare, egli prova una tranquillità misteriosa, non turbata da nessun cruccio temporale; qui è il rifugio, l'unico, poiché il Paradiso altro non è che amare Dio, e altro Inferno non v'è che non essere con Dio.

 

19 gennaio, - L'altro giorno, lunga conversazione con Padre C... in salotto. M'ha parlato di Max Jacob che s'è convertito in un cinema (come lo riconosco in ciò! Come ci si riconosce sempre, in ogni circostanza della vita!) vedendo apparirgli Cristo sullo schermo. Mi dice che i casi in cui Cristo fa sentire la sua voce non sono rari, mi cita quello d'un ebreo che un giorno udì Cristo e che, più tardi, leggendo i Vangeli, riconobbe la sua voce e si converti immediatamente. (Ritrovare in questo diario la storia del ragazzo che vede un cuore in fiamme dentro un'ostia.) Mi parla pure dell'indurimento dell'età, dell'impossibilità per l'anima di convertirsi, non appena sia passato il momento (ma accade forse che il momento sia passato? Capisco bene, però, quel che vuol dire Padre C... C'è un momento in cui l'anima, semplicemente, non è più disponibile).

 

Nel Vangelo secondo San Luca, colpito da questa frase di Cristo: “... Quando il Figlio dell'uomo ritornerà, credete che troverà la fede sulla terra? ”. Penso che in tutta la Sacra Scrittura non si leggerà un versetto più inquietante di questo. Ci si sente quasi felici di non aver più troppi anni dinanzi a sé e di poter essere ragionevolmente sicuri di morire in un mondo in cui la fede vive ancora.

 

31 marzo. - Stato del Cristianesimo nel 1942: ragazzi inglesi evacuati dalla costa verso l'interno, vengono interrogati da uomini adulti i quali domandano loro che cos'è Cristo. Risposta: una bestemmia ( a swearword). Non ne sanno di più. Di Cristo non conoscono che quel nome blasfemo. Le vere cause della guerra non sono forse da cercare che in fatti come questi.


Poco fa, leggevo nel Vangelo ( San Giovanni, II) il racconto della collera di Gesù nel tempio invaso dai cambiavalute e anche dalle bestie che vi si facevano passare. Ci sarebbe molto da dire sul simbolismo di questo episodio. Non è detto che il corpo dell'uomo è il tempio dello Spirito Santo? Dato ciò, si potrebbe pensare che il gregge stia li a figurare la natura, o l'istinto, che bisogna scacciare dal tempio a colpi di frusta, stavo per- dire a colpi di disciplina, e proprio a una disciplina fa pensare il fragellion dell'evangelista. D'altra parte, i tavoli rovesciati, la moneta sparsa a terra, tutto ciò non è forse abbastanza chiaro?