Il ricordo di Cristo in due drammi del sommo scrittore norvegese. In Brand, il sacrificio di Gesù mette in luce tutta la tragica inflessibilità del protagonista (e un poco dell' autore). Nelle sue tragedie storiche dedicate a Giuliano l'Apostata, ritorna invece, insistente, nelle parole dell'imperatore (ma anche qui, sentiamo affacciarsi la confessione dello stesso Ibsen), l'invincibilità di Cristo, la sua non più possibile esclusione dalla storia del mondo.

 

IBSEN HENRIK (1828-1906) Brand // Giuliano l’Apostata

 

Da BRAND

- Umano! Già, questa vile parola è il grido di guerra di tutti! Dietro di essa si nasconde ogni povero diavolo che non osa né vuole agire; con essa si ricopre ogni pavido che non vuol rischiar tutto per la vittoria; in essa si rifugia ogni pusillanime per rompere la sua promessa, vilmente rammaricandosi;

- le vostre anime di pigmei finiscono per fare dell'uomo un umanitario! Fu Iddio umano verso Gesù Cristo? Se il vostro Dio avesse potuto comandare quella volta, sotto la croce avrebbe implorato grazia, e tutta l'opera della redenzione si sarebbe facilmente risolta in una sublime nota diplomatica!

 

Da GIULIANO L’APOSTATA

GIULIANO: - Tu non puoi comprendere, tu che non sei mai stato sotto il giogo dell'Uomo-Dio. Quello che Egli ha divulgato per il mondo è più che una dottrina: è una malìa che incatena le anime. Chi una volta ne ha subito il fascino, credo che non potrà liberarsene più.

MASSIMO: - Perché tu non vuoi usare tutta la tua volontà.

GIULIANO: - Come volere l'impossibile?

MASSIMO: - E varrebbe la pena di volere il possibile?

GIULIANO: - Frasi delle scuole di filosofia! Con questa roba non fate più presa su di me. Eppure -Oh, no, no, Massimo! Voi non potete comprendere!. Noi siamo come vigne trapiantate in un terreno nuovo, diverso dal nativo; ripiantateci nel vecchio e moriremo; e tuttavia in questo nuovo, non possiamo attecchir bene… MASSIMO: - Noi? Chi intendi con questo noi?

GIULIANO: - Tutti coloro che sono soggiogati dal terrore della rivelazione.

GIULIANO: - (...) Imperatore e Galileo! Come fondere questa contraddizione? Sì; Gesù Cristo è il più grande sovvertitore che sia mai venuto al mondo. Cos'era Bruto, cos'era Cassio in suo confronto? Costoro non uccisero che un Giulio Cesare: ma Colui uccide l'essenza stessa di Cesare. O di Augusto. Si può concepire un accordo fra l'Imperatore e il Galileo? C'è posto sulla terra per l'uno e per l'altro? Perché Egli vive su questa terra, Massimo. - Il Galileo vive, ti dico, anche se Ebrei e Romani han creduto d'averlo ucciso. Vive nel cuore ribelle degli umani; vive nel dispregio e nella sfida verso qualunque potere visibile. “Dà a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio”. Mai da labbra umane usci un detto più insidioso! Che nasconde? E cosa spetta all'Imperatore e quanto? Pare una mazza per schiacciare la corona sul capo dell'Imperatore! (...)

Val la pena di vincere? Cosa ci han guadagnato un Alessandro di Macedonia o un Giulio Cesare? I Greci e i Romani ricordano con fredda ammirazione le loro glorie, mentre l'altro - il Galileo, il figlio del falegname - trionfa nei cuori umani, caldi di fede, come il re dell'amore. Dove si trova Egli ora? Dopo ciò che avvenne sul Golgota, continua ad esercitare la sua, missione? Ho sognato di Lui, recentemente. Nel sogno, avevo assoggettato tutto il mondo, e dato l'ordine che il ricordo del Galileo fosse cancellato dalla terra e l'ordine era stato eseguito. Allora vennero a me gli spiriti e mi servirono; mi mettevano ali alle spalle; io volai nello spazio infinito fino a che posai piede su un'altra terra. Era una terra diversa dalla mia. L'orizzonte era più vasto, e la luce più dorata, e molte lune le giravano intorno. Rivolsi allora lo sguardo giù sulla mia terra, la terra dell'Imperatore, che io avevo liberata dal Galileo; - e pensavo di aver fatto bene ciò che avevo fatto. Ma allora, o mio Massimo, allora, su quella terra straniera in cui mi trovavo, cominciò a sfilarmi davanti un corteo. C'erano, in testa, e guerrieri, e giudici e carnefici, e donne seguivano piangenti. E, - senti! - in mezzo a quella turba che avanzava lentamente, c'era il Galileo vivo - Lui che portava sulle spalle una croce. Allora io, gridando, gli chiesi: “Dove vai, o Galileo? ” Egli volse il viso verso di me, sorrise, fece un lento cenno di testa e disse: “Al Calvario!” - Dove è Egli ora? E se quella faccenda sul Golgota, là vicino a Gerusalemme, non fosse stata che una cosa contingente qualunque, una cosa compiuta - per dir così - a tempo perso? E se Egli invece continuasse ad andare e andare - soffrire - morire - e vincere, vincere sempre, da una terra all'altra?