(Da L. Wittgenstein, Diari segreti, a c. di Fabrizio Funtò, Roma-Bari, Laterza, 1987, 57 e 88-89).

 

Ludwig WITTGENSTEIN (1889-1951)

Dio e il senso della vita

Mi ripeto sempre le parole di Tolstoj: “L'uomo è impotente nella carne, ma libero grazie allo spirito”. Possa lo spirito essere in me.

Ho comprato l'ottavo tomo di Nietzsche e ne ho letto una parte. Sono rimasto fortemente colpito dalla sua avversità al cristianesimo. Perché anche nei suoi scritti è contenuto qualcosa di vero. Certamente il cristianesimo è l'unica via sicura per la felicità. Ma che succede se si rifiuta quel tipo di felicità?! Non sarebbe meglio andare tristemente alla deriva nella lotta senza speranza contro il mondo esterno? Ma una vita del genere è priva di senso. E perché non condurre una vita senza senso? È indegno? Come si accorda questo con il punto di vista rigorosamente solipsistico? Ma cosa devo fare affinché la mia vita non vada sprecata? Devo sempre essere cosciente dello spirito - esserne sempre cosciente.

(Da L. Wittgenstein, Quaderni 1914-1916, in Tractatus logico-philosophicus e Quaderni 1914-1916, tr. it. di Amedeo G. Conte, Torino, Einaudi, 1968, pp.173-182).

Il senso della vita, cioè il senso del mondo, possiamo chiamarlo Dio. [...]

Pregare è pensare al senso della vita.

[...]

Credere in un Dio vuol dire comprendere la questione del senso della vita.

Credere in Dio vuol dire vedere che i fatti del mondo non sono poi tutto.

Credere in Dio vuoI dire vedere che la vita ha un senso.

Per vivere felice devo essere in armonia con il mondo. E questo vuol dire “essere felice”.

[...] Sempre torno a pensare: la vita felice è buona; la infelice, cattiva.

E se adesso mi domando: ma perché è proprio felicemente che dovrei vivere?, questa si rivela interrogazione retorica: appare che la vita felice si giustifica da sé, che essa è l'unica vita giusta.

[...]

Come può l'uomo essere felice, se non può tener lontana la miseria i questo mondo?

Mediante la vita di conoscenza.

La buona coscienza è la felicità procurata dalla vita di conoscenza. La vita di conoscenza è la vita che è felice nonostante la miseria di questo mondo.

Felice è la vita che può rinunciare ai piaceri del mondo.

Per essa i piaceri del mondo non sono che grazie del fato.

(Da L. Wittgenstein e il Circolo di Vienna. Colloqui annotati da Friedrich Waismamn, tr. it. di Sabina de Waal, Firenze, La Nuova Italia, 1975, pp. 107-108).

I fatti per me non hanno importanza. Mi sta invece a cuore quel che gli uomini intendono quando dicono che “il mondo c'è”.

WAISMANN DOMANDA A WITTGENSTEIN: L'esserci del mondo è connesso con l'etico? WITTGENSTEIN: Gli uomini hanno avvertito che esiste un nesso e l'hanno espresso dicendo che Dio-padre ha creato il mondo, Dio-figlio (o la parola che promana da Dio) è l'etico. Il fatto che s'immagini la divinità scissa e di nuovo una indica che esiste un nesso.