Due lettere della delicata scrittrice inglese: anche per lei il Cristo è un riferimento frequente nel lavoro e nella vita.

 

MANSFIELD KATHERINE (1888-1923)

 

Lettere

 

3 febbraio 1922.

Non occorre rispondere a questa lettera. Ma ho bisogno di raccontarvi qualche cosa di buono che mi è accaduto oggi. Ieri ho deciso di cominciare la cura e ho telefonato a Manoukhine. Sedevo sola nella sala d'aspetto della clinica leggendo le Conversazioni di Goethe ed Eckermann, quando è entrato Manoukhine. È venuto rapidamente verso di me, mi ha preso la mano e ha detto con semplicità “Vous avez décidé de commencer avec le traitement. C'est très bien. Bonne santé. ” E poi è uscito in fretta dalla stanza dicendo “ Tout de suit” (ha pronunciato "tut Suit", perché parla poco il francese). Ma il fatto di venire così in fretta da me e così gentilmente, è stato un bel gesto che non sarà dimenticato, il gesto di qualcuno che è molto buono.

Oh come mi piace la gentilezza. Tutta questa gente che si trova da per tutto è come la gente alle stazioni - .grida, chiama, si agita, con brutti sguardi e cattive maniere. E gli occhi delle donne - sembrano pietre false - duri, stupidi - c'è una parola sola, corrotti. Li guardo, e penso alle parole di Cristo "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei Cieli". Ma che importa a loro? Come potrebbero intendere questo? È terribilmente triste. Certo non vorrei vederli tutti solenni e domenicali. Dio me ne guardi. Ma ora c'è così poco senso d'amore e gaiezza e calore nel mondo. Perché tanta ipocrisia? Ma è vero - non è sempre facile essere semplice...

 

29 marzo 1922.

Si, ho letto anch'io con molto interesse la critica di S. ma non sono d'accordo in tutto con lui. Per esempio circa la sua citazione da Tolstoj “non esistono eroi... ”. Io credo che ci sono eroi. Aggiungete che questa affermazione è di Tolstoj, il quale a sua volta è in gran parte un eroe. Io non credo che ci siano limiti per l'uomo; io credo nelle "altezze", non posso fame a meno. Mi pare che questo senso di inevitabilità racchiuso in ogni opera d'arte, è una prova - una professione di fede da parte dell'artista ché questa vita non è tutto. (Naturalmente non parlo dell'immortalità personale come ci hanno insegnato a immaginarla.)

Se dovessi pensare come S. dovrei credere che il pensiero è al di sopra di tutto. Ma non lo credo - oh non lo credo proprio. Il pensiero è solo uno strumento, un bello strumento, ma non è che lo schiavo dell'anima. Riconosco che in moltissimi artisti non si vede mai il padrone, ma soltanto lo schiavo. E lo schiavo è così brillante che vi fa quasi dimenticare l'assenza dell'altro. Ma si vive realmente solo quando si ammette la presenza di tutti e due - o così pare a me - e si raggiunge la grande arte quando l'unione fra i due è perfetta. Ma è molto difficile.

A proposito della religione, volete dire “lo studio della vita” o la religione di Cristo “ Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi solleverò? ” Lo strano è che una cosa non contraddice l'altra - ma secondo me una segue l'altra. Se mi perdo nello studio della vita e abbandono me stessa, allora sono in pace. Ma più studio la religione di Cristo, più essa mi stupisce. Mi pare quasi impertinente dire questo. Ma voi mi capite...