Tutto proiettato sul luminoso sfondo di Gesù, questo tormentato Giuda visto dallo scrittore spagnolo.

 

MIRÒ GABRIEL (1879-1930)

 

Giuda

A metà della costa Gesù si riposò. Tutti lo circondarono. Due formiche gli salivano pei sandali. Il Rabbi le prese delicatamente e le pose dentro un fiore. Di nuovo gli uccelli scendevano verso l'abbondanza della pianura. E Gesù diceva:

“Non vivete angoscia ti pensando che cosa mangerete, in che modo vestirete i vostri corpi. Guardate gli uccellini che non seminano e non raccolgono nei granai! Osservate i gigli del campo che non lavorano e non filano; tuttavia vi dico che neppure Salomone fu mai vestito con vesti splendide come le loro! ”.

E si tolse il ‘koufieh’ per ricevere lo splendore del giorno sulla fronte e volse gli occhi ai grandi orizzonti; il petto gli tremava di emozione.

Il lago, ovale, era incandescente; nell'aria d'oro tendevano le loro ali le barche dei pescatori, passavano, lenti, i grandi pellicani e si precipitavano le rondini ebbre di luce. Il confine si chiudeva con le giallastre montagne di Giawlàn. Più a sinistra sporgevano le tempie di neve del grande Hermon. A destra, la pianura pomposa; lontano il Tabor, ampio, nudo, forte, sembrava la cupola della patria ebrea.

Lo sguardo del Rabbi fece tacere a poco a poco la folla rumorosa, e la sua voce si sparse sulla pendice:

“ Beati i poveri, i poveri come voi, perché di loro è il regno dei cieli! ”.

E saliva come un incenso il devoto clamore delle turbe che andava ripetendo la promessa.

“Beati i pacifici, perché possederanno la terra!”.

E le parole del Rabbi si vedevano scalpellate nell'eccelsitudine del paesaggio.

E risuonò un singhiozzo di ansietà e di speranza messianica.

“ Beati coloro che piangono, perché saranno consolati! ”.

Tutti gli occhi si alzavano cercando quelli di Gesù. E l'uomo di Kerioth guardava il Rabbi e si volgeva ai discepoli e alla folla, ritorcendosi nella sua ansia per non gridare, e mormorava:

“Non dicono che questo è il Cristo, il Messia, il figlio di Davide? Perché allora benedice le afflizioni se, a un suo comando, Gerusalemme diventerebbe tutta d'oro, le sue case di pietre preziose, il suo Santuario. il centro del mondo; e tutti i principi si prosternerebbero alla sua presenza; e vivremmo nella felicità di un Sabato perpetuo e la terra produrrebbe da sola la tela e il pan cotto? ”.

E la voce del Rabbi continuava a risonare nella pace del declivio:

“Beati voi, quando vi malediranno e vi perseguiteranno, e, mentendo, diranno di voi ogni male per causa mia!”.

Giovanni tese il suo manto sur un cuscino di gramigna; e il Rabbi sedette sulla cima della sua collina.

Gli alberi e i poderi del pendio erano avvolti a poco a poco dall'ombra blanda, umida che veniva dal fondo come fumo. Nel crepuscolo agitato dal vento, con un cielo giallo, torbido, offuscato dall'arena del deserto, Gerusalemme affondava i contorni dei suoi torrioni, delle sue cupole, delle moli marmoree del Tempio, della fortezza Antonia.

Sopra la città, sorgendo da una striscia di nebbia, tremava, dolce brace, l'astro della sera.

I discepoli sembravano ascoltare nel silenzio i battiti del costato di Gesù.

Giovanni indicava loro con gli occhi l'estasi e la tristezza del Rabbi. E Giuda si voltò per evitare lo sguardo del "preferito".

Giovanni lo aveva accusato, un giorno, di aver rubato denari che maneggiava come amministratore della setta. E nessuno lo aveva difeso; neppure il Rabbi. Il Rabbi aveva perdonato, perdonato senza guardarlo.

Giuda camminava sempre. solo e per ultimo. Li seguiva come in altri tempi seguiva le carovane, raccogliendo, adesso, gli avanzi dell'apostolato e dell'amore. E pensava: "Il Rabbi non mi chiama mai al suo fianco. Mi disprezzano per il mio compito? Da lui mi fu affidato; e io mi curo della sua nudità, della sua fame e di provvedere ogni cosa; grazie a me gli altri possono dedicarsi ai loro pensieri e alle loro chimere! E forse non ha detto egli stesso che il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo e a un mercante che cerca perle buone? Questi paragoni sembrano tratti dalla mia avarizia. Che cosa ho io nel sangue perché mi detestino? Le donne lodano e guardano Giovanni, mentre in lui non v'è nulla. di amabile, perché il suo tratto gentile ha un'effeminatezza pagana e i suoi atteggiamenti. e le sue parole sono povere imitazioni del Rabbi. Le donne si .curano di Simone Cefa che è rude come i dirupi, come il nome che il maestro gli diede. Parlano con tutti e fuggono da me. Maria di Magdala mi guarda come se io fossi uno dei demoni che uscirono dal suo corpo. Le sorelle di Lazzaro mi danno le cose più spregevoli della loro tavola".

Giuda si alzò e corse per raggiungere il gruppo che scendeva verso Betania. Nessuno si era ricordato di chiamarlo. E l'uomo di Kerioth ansava ferendosi tra i dirupi. "Sono come il cane che cerca il padrone! E ho io bisogno del padrone?".

Quella notte cenavano in casa di Simone il lebbroso. La sala era illuminata, piena del vociare della gente delle case vicine che era venuta a vedere il Signore e Lazzaro il resuscitato. Simone dava questa cena per festeggiarlo.
Marta non era tranquilla perché prevedeva tutto. Sua sorella era intenta alla grazia delle labbra e degli occhi del Signore adagiato sul letto, circondato di amici. Giuda sedette al fondo della lettiera. Non poté distendersi, perché non gli lasciarono spazio.

E il Rabbi concedeva al discepolo amato il dono del suo sorriso e del suo elogio. Ed anche le donne gli sorridevano per il favore e la confidenza del Signore e ammiravano la bellezza e la gagliardia di Giovanni. Terminata la cena, Maria si alzò e sparse sul capo di Gesù un vaso di unguento di spigonardo.

La sala, le vivande, gli abiti, perfino il respiro di tutti e la quiete agreste della notte, tutto rimase impregnato di profumo. E Maria ruppe l'alabastro e asciugò il Maestro con il soave panno dei suoi capelli. Giuda si avvicinò; vedendo il balsamo sparso e il vasetto rotto lasciò che il suo cuore parlasse e volle anche ingraziarsi con il Rabbi che insegnava il bene della povertà. E disse:

“ Ha sciupato più di una libbra di unguento che si sarebbe potuto vendere a pro dei poveri ”.

Giovanni e le donne si guardavano burlandosi della sua avarizia. L'accesa bocca di Maria si piegò con gesto di ripugnanza. E il Rabbi decise in questo modo:

“ Giuda, Giuda, perché dai pena a questa donna che così ha dimostrato il suo affetto e la sua tenerezza verso di me? Essa ha voluto anticipatamente ungere il mio corpo per la sepoltura! Tu ti vali del ricordo dei poveri. Io vi dico che i poveri li avrete sempre con voi, ma me... me presto potete perdere! ”.

E impallidì, afflitto.

Giuda maledisse se stesso, e nel fondo della sua anima si svegliarono tutte le addormentate serpi delle male intenzioni. Si sentiva tanto umiliato che gli parve che i sandali di quegli uomini gli calpestassero il sangue. Uscirono, ed egli si perse nella notte.

Il più vecchio del festino scoteva il capo venerando dicendo:

“Disgraziato quest'uomo fra tutti! Il giusto Hillel disse: "Non appartarti mai dalla comunità!" ”.

E i discepoli mormoravano ridendo.

“Non Giuda Iscariote, che deve cercarci sempre, come già fece, perché ha in custodia i nostri beni e sa trar profitto della nostra fiducia! ”.Il Rabbi si fermò. Si vide il suo braccio contro il chiarore lunare del cielo. E disse loro: “ Non offendete il fratello! Ricordate le mie. parole: a colui che prenderà ciò che è tuo, non chiederlo di nuovo. Se amate coloro che vi amano, che merito avrete? ”.

... E saliva Giuda per la strada di Betania; ansava tanto fortemente che l'aria infocata del petto gli segava la bocca.Riposò. E si palpava i magri fianchi cercando i denari tra le pieghe del cingolo. E diceva: "Sudo e mi stanco di più che la notte in cui il Rabbi mi vide macinare il grano del suo pane! Io non conoscevo quell'uomo; egli mi comandò che lo seguissi! Chiama se stesso il Cristo; e il Cristo deve nascondersi nelle case dei campagnoli. Senza questo profeta io sarei felice con moglie e figli, artigiano come mio padre o pescatore con barca mia; la stessa barca di Cefa avrei potuto già comprare. È un impostore e un nemico del nostro popolo, perché lo odiano i sacerdoti del Signore, che non tramerebbero contro il figlio di Davide; né mi darebbero per il suo sangue lo stesso prezzo che stabili Mosè per il sangue dello schiavo che il bue abbia colpito a cornate".

E Giuda tirò fuori i trenta sicli d'argento e li guardava all'ultima luce lunare, tutti bruniti; sul diritto: la verga di Aronne coi germogli e la leggenda: "Gerusalemme la Santa"; e nel rovescio: una palma e la coppa di manna e la scritta: "Siclo di Israele".

Elcia, che custodiva il sacro Tesoro di Corban, li aveva presi dal primo dei tredici condotti di oro lavorato attraverso i quali cadono i tributi e le offerte nelle arche del tempio. E mentre li contava gli aveva domandato, ridendo con una smorfia di nausea:

“ E tu, quando ci darai il tuo padrone e maestro? ”.

Giuda sconvolto aveva gridato: “ Io non ho né padrone né maestro! Da quando quell'uomo mi chiamò la mia allegria è scomparsa! ”.

E gli scribi che lo avevano condotto dalla villa del pontefice fino al recinto del Santuario, lo adulavano e lodavano: “ Tu salvi Israele, tu salvi Israele! ”.

Giuda aveva nascosto le trenta monete nel più profondo delle sue vesti. E mormorava: “Dentro la mia carne vorrei nasconderle. Possono vederle e sospetterebbero, .perché rilucono come nessun'altra moneta. Sembrano nuove di zecca. Sono mie, me le sono meritate. Sono solo fra tutti. Ha amici, il Rabbi! ”.

E Giuda saliva il pendio, lasciando un furore di latrati in tutti i casolari della montagna.

La luna si spense, arrossata, sinistra. E l'alba rimase fosca. Allora Giuda arrivò a Betania.

Assai lentamente, cautamente, san scalzo la scala del terrazzo di Lazzaro.

Si avvicinò alla camera dove Gesù e i suoi si ritiravano di notte. Già sentiva il loro respiro. Si sarebbe posto tra di loro; al risvegliarsi nessuno avrebbe sospettato della sua partenza.

Spinse la porta cautamente.

E il freddo della paura penetrò nelle sue viscere. Un'ombra rigida si avanzò verso di lui. E tremò Giuda sotto lo sguardo di occhi profondi e amari; e disse in cuor suo: "Non dorme mai la madre del Rabbi!".