Ora con squisito estetismo, ora con umanità profonda, ora con misticismo trasfigurato, Rilke, fra i massimi lirici tedeschi, è tornato spesso su temi religiosi, su temi cristiani, sulla figura di Cristo, di Maria, della Maddalena, degli apostoli. Ecco alcune liriche in cui Gesù è protagonista assoluto, anche quando tace tragicamente, cadavere, sulle ginocchia della Madre.

 

RILKE RAINER MARIA (1875-1926)

L’orto degli ulivi // Pietà // La discesa di Cristo all’inferno // Cristo risorto // Emmaus

 

L'orto degli ulivi

Sotto le grigie fronde Egli saliva

grigio, disfatto - su per l'oliveto,

premendo a tratti la cinerea fronte

entro le ardenti mani polverose.

“Dopo tutto, anche ciò. Questa, la fine.

Mi è forza andare, pur se spenti ho gli occhi.

E vuoi che affermi, Dio, la tua presenza,

nel mentre io stesso più non ti ritrovo?

Più non ti trovo. Non ti trovo in me.

E non negli altri. Non in questa pietra.

Più non ti trovo, no. Solo, son io.

Solo, con tutta la miseria umana,

che a lenir nel tuo nome avevo impreso...

Inaudita vergogna... E tu, non sei! ”.

Dissero, poi, che un angelo discese.

Un angelo? Perché? La notte, scese.

E sfrascò di tra gli alberi, distratta,

agitando i discepoli nel sonno.

Un angelo? Perché?.. La notte, scese.

 

Notte non insueta. All'altre, uguale.

Alle notti infinite, in cui riposa

anche il cane randagio, anche la pietra.

Triste notte qualunque; all'altre, uguale:

prona, in attesa, al rifiorir del giorno.

Ché non scendono, no, verso un siffatto

supplice in terra, gli angeli dal cielo.

Non si accrescon le notti attorno a lui.

Quando naufraga, è solo. E lo abbandona,

fra i marosi, anche il padre. E lo respinge

anche il grembo materno.

 

Pietà

 

Ora, la mia miseria si fa colma:

e tutta mi riempie

di uno strazio implacabile,

che non ha volto e nome.

Irrigidisco, come irrigidisce

la pietra in ogni vena.

E, fatta pietra dura,

questo soltanto io so:

tu sei cresciuto, sei cresciuto, Figlio,

dismisuratamente,

per superare - Angoscia senza limiti

- l'ambito smisurato del mio cuore.

Ora, sul grembo tu mi giaci, tutto

sghembo e riverso...

E non ti posso, non ti posso, Figlio,

più partorire...

 

La discesa di Cristo all’inferno

L'anima sua, compiuta di soffrire,

si liberò dal carcere del corpo,

tutto uno strazio d'orride ferite.

E abbandonò la spoglia.

L'oscurità rabbrividì sgomenta,

rimasta sola con la vuota salma.

Contro la bianca massa illividita,

stormi scagliò di pipistrelli. E a notte,

nel loro svolazzar, permane ancora

il ribrezzo del rapido rimbalzo

da quella immensa raggelata pena.

Un'aria fosca si spossava, insonne,

al cadavere intorno. E nelle grandi

belve notturne, vigili in allarme,

era un peso d'insolito corruccio.

Nel liberato Spirito, restava

il senso ancora d'essere trasfuso,

greve ,ed inerte, entro il creato attorno.

Ché il dramma immenso della sua Passione

era pur sempre. Gli parea spirare

dagli spettri notturni delle cose.

E si raccolse, come un triste spazio

sovra di quelle.

Ma inaridita dalla secca arsura

delle ferite sue, la terra, a un trattò,

s'aprì, squarciata, in un gorgo d'abissi.

Egli l'Inferno udìdal cupo baratro,urlar chiedendo di conoscer tutta

la sua compiuta pena, a sbigottire

di quella propria, perdurante ancora

oltre la fine della Doglia eterna.

 

E lo Spirito, adesso, franò giù

con tutto il peso della sua stanchezza.

Veloce trapassò per un attonito

riguardar dietro d'ombre in mezzo ai paschi.

Levò su Adamo gli occhi, un solo istante.

Corse più giù. Scomparve. Ricomparve.

Per scomparir di nuovo in un risucchio

di selvagge voragini...

 

Repente,

in alto, in alto, oltre la schiuma immensa

d'erbe balzanti, sulla torre eccelsa

del suo soffrire, Egli avanzò. Tornato.

Senza respiro stie': su quella vetta,

senza ringhiera. Ed in possesso, alfine,

d'ogni' Dolore, - assortamente, tacque.

 

Cristo risorto

 

Sino alla morte, non avea potuto

proibir che lo amasse, - e di gridarlo.

Ora, ella cadde ai piedi della croce,

vestita di una pena senza nome,

tutta pesante del suo grande amore.

Ma quando, a profumargli il dolce corpo

di molli aromi, al suo sepolcro venne,

tutta lagrime il volto, - Egli, risorto

era di già... Per Lei. Solo, per dirle

reciso, adesso, il suo divino: No.

Più tardi, nella squallida caverna,

ella comprese come, rinnovato

entro il fuoco gagliardo della morte,

le ricusasse il più potente balsamo

(anche un sospiro di sperati baci!)

per formare di lei solo un' Amante

che non s'inclina più verso l'Amato,

perché nell'urlo di bufere enormi

trascende già la idolatrata voce.

 

Emmaus

 

Non dal passo, per quanto Egli sicuro

venisse, pronto a accompagnarsi a loro,

e la soglia varcasse più solenne

che loro il colmo di virilità,

neppure quando al tavolo d'intorno

si sparsero, timidi preparando

tutto ed Egli, con aria rassegnata,

li guardava da quieto spettatore;

neanche quando furono seduti

pronti a conoscersi da convitati,

ed Egli afferrò il pane colle belle

mani esitanti, per far quanto scosse,

come panico timore il lor cuore

per un riferimento senza fine –

ma solo quando, illuminati, videro

com'Egli il poco cibo dividesse,

lo riconobbero. E trasalendo

in ginocchio tremavano commossi.

Poi vedendo che ancora Egli spartiva,

mani tremanti verso il pane tesero.